Tagli, Renzi incalza. Funzionari delle Camere frenano: c’è autonomia

Renzi (LaPresse)

ROMA – Quelli che Matteo Renzi chiama “mandarini” resistono. Scendono in trincea. Alla Camera e in Senato gli alti dirigenti non vogliono saperne di ridursi lo stipendio, scendendo a quota 238 mila euro che è poi l’indennità percepita dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Scrive Alberto Gentili sul Messaggero:

Facendo scudo dell’autonomia amministrativa e di bilancio di cui gode il Parlamento, i «mandarini» hanno mandato a dire al Tesoro che per intervenire è necessaria una legge costituzionale. Tesi bocciata dal sottosegretario alla Funzione pubblica, Angelo Rughetti: «Non mi sembra di ricordare che quei funzionari si siano aumentati lo stipendio con una legge costituzionale, dunque non serve…». Ma è anche vero che il governo, come spiegano a palazzo Chigi, «può muoversi solo con la moral suasion, l’autonomia amministrativa e di bilancio prevista dalla Costituzione ci impedisce di intervenire direttamente».

Il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, la settimana scorsa ha incontrato i segretari generali di Camera e Senato, Ugo Zampetti (478mila euro all’anno) ed Elisabetta Serafin (419mila) per convincere le rispettive amministrazioni a procedere ai tagli. «La risposta è stata incoraggiante», dicono a palazzo Chigi. Ma al Tesoro (dove si lavora concretamente alla sforbiciata) sono di parere opposto: a sentire i dirigenti di via XX Settembre, imbufaliti all’idea di dover guadagnare meno della metà dei colleghi in Parlamento, le amministrazioni del Parlamento «sono tutt’altro che collaborative».

Ma c’è di più. C’è che a dispetto delle indicazioni di Renzi, i parlamentari (democrat inclusi) si mostrano indulgenti con i funzionari. «Non è facile intervenire sulle retribuzioni», dice un componente dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, «se usiamo l’accetta rischiamo di vedere il segretario generale guadagnare quanto un commesso anziano. Dunque va ridisegnata tutta la pianta retributiva del personale, riparametrando le carriere in modo da garantire equità retributiva e funzionale, in ragione dell’incarico e della mole di lavoro. Solo così si potrà evitare l’appiattimento retributivo». Sarà. Ma intanto proprio alla Camera l’ufficio di presidenza (composto dal presidente Laura Boldrini e dai rappresentanti di tutti i partiti) sta per procedere alla proroga di Zampetti, a dispetto del limite di età di 65 anni che raggiungerà il prossimo dicembre.

Renzi però continua la sua crociata. Al Tg3 ieri sera ha ripetuto: «La musica è cambiata, ora paga chi ha avuto. Ho sentito super manager dire, “allora io per 238 mila euro me ne vado nel privato”. Vadano, se li prendono…».(…)

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FIlippo Limoncelli