ROMA – “Spetta al Comune – scrive Adelaide Pierucci del Messaggero – la vigilanza disciplinare sui tassisti violenti e se non la esercita è passibile di condanna (…) Che il Campidoglio sia chiamato a rispondere di fronte all’omissione dei controlli della condotta dei titolari di licenze taxi lo ha stabilito ieri una sentenza del tribunale civile di Roma, con la quale il giudice Gianluca Sciarrotta ha ordinato che Roma Capitale e la Camera di Commercio di Roma (che gestisce l’apposito albo) debbano risarcire con duecento mila euro la compagna dell’autista Ncc Pasquale Leonardo ucciso nel dicembre del 2006 con un pugno sferrato dal tassista Alessandro Migliazza. Perché condannare i due enti? Per la loro condotta omissiva”.
L’articolo di Adelaide Pierucci: Che di fatto ha causato, e comunque non evitato, la tragedia.
Non esercitando nessun controllo sul tassista, nonostante fosse stato segnalato più volte per la violenza e i raggiri ai clienti e avesse alle spalle una condanna definitiva per furto, Comune e Camera di Commercio avrebbero di fatto permesso che Migliazza continuasse a nuocere durante il lavoro, addirittura con il rinnovo della licenza, invece del ritiro. Eppure sarebbe bastato «interrogare il casellario giudiziale» ha scritto il giudice.
L’INERZIA COLPEVOLE«Dal complesso delle circostanze emerge un quadro di inerzia colpevole» si legge quindi sulla motivazione della sentenza, «A fronte di una condanna penale ostativa al rinnovo della licenza (seppure taciuta dall’interessato) e comunque di una pluralità di indici sintomatici di pericolosità sociale, non si può non condurre alla conclusione di una violazione del dovere di vigilanza, qualificabile come grave omissione colposa» da parte di Roma Capitale e Camera di Commercio (…).