ROMA – La bomba sull’aereo russo caduto nel Sinai, messa a bordo presumibilmente a causa degli scarsi controlli, ha fatto sì che negli aeroporti europei scattasse un piano sicurezza più efficace. Nuove misure per controllare non solo i passeggeri ma anche gli addetti aeroportuali, “spiati” anche su Facebook. Scrive Leonard Berberi sul Corriere della Sera:
Decine di addetti degli aeroporti europei sospesi, altri migliaia sotto la lente dei servizi segreti, passeggeri comunitari «monitorati» soprattutto negli spostamenti attraverso gli scali medio-piccoli dell’Unione e un avvio della revisione del programma di viaggi che consente ai cittadini di 38 Paesi (Italia compresa) di andare negli Usa senza visto. L’attacco alla redazione di Charlie Hebdo a gennaio ha spaventato molto. Il jet russo abbattuto vicino Sharm el-Sheikh, a ottobre, ancora di più. Poi sono arrivati gli attentati a Parigi il 13 novembre. Tre eventi che hanno già iniziato a produrre le prime conseguenze nell’aviazione civile. Alcune anche «radicali».
Da Londra a Parigi,da Bruxelles a Stoccolma i governi di mezza Europa stanno rivedendo tutti i nulla osta sicurezza delle persone che entrano ed escono dalle aree sensibili degli scali controllandone il loro passato e presente, anche sui social: sotto la lente non sono finiti solo i dipendenti, ma anche gli addetti delle società che si occupano — tra le altre cose — della gestione dei bagagli, dei voli cargo, della pulizia degli aerei e che possono accedere alle zone più sensibili di una struttura. Soldati allo scalo di Bruxelles (foto Afp) Soldati allo scalo di Bruxelles (foto Afp) «Verifiche su 86 mila individui».
«Dall’inizio dell’anno abbiamo negato a 57 persone l’autorizzazione a lavorare nello scalo parigino “Charles de Gaulle”, a cinque dopo i fatti di novembre e una decisione simile riguarderà anche altre nei prossimi giorni dopo aver rivisto le credenziali di 86 mila individui», ha spiegato pochi giorni fa Philippe Riffaut, prefetto alla sicurezza del principale aeroporto parigino e di quello di Le Bourget. Il motivo? Sono sospettate di avere simpatie — soprattutto suo social network — per lo Stato islamico (conosciuto anche come Isis, Isil o Daesh) o conoscono qualcuno che è andato a combattere in Siria e Iraq o che a sua volta ha o aveva legami con qualche foreign fighter. Per gli stessi motivi anche all’aeroporto di Bruxelles sono decine i dipendenti che hanno perso il lavoro e l’analisi dei servizi segreti del Belgio porterà ad altri allontanamenti. Decisioni analoghe, ma per adesso più contenute nei numeri, sono state prese anche a Londra, Copenhagen, Stoccolma e Vienna. L’Italia preferisce non dire molto sull’argomento, ma l’Enac (l’ente nazionale dell’aviazione civile) conferma che i protocolli di sicurezza negli scali sono stati rafforzati anche sul fronte del personale di terra.