ROMA – Gli italiani stanno facendo la fortuna delle app. Mille per cento la crescita del numero scaricato in un anno, con una crescita esponenziale della quota di utenti che ormai ha superato quella delle messaggerie.
Usare un’app per incontrare altri single regala immediatezza, velocità, e una (illusoria) sensazione di controllo. Ogni app ha il suo ambiente, la sua netiquette, e dunque i suoi fedelissimi: tenere Meetic e Tinder sul proprio cellulare non è comune, né appropriato.
Scrive Vera Schiavazzi per La Repubblica:
Tutti sanno che non si possono pubblicare foto allusive su Meetic – spiega Giovanna Cosenza, semiologa, esperta di pubblicità e autrice già nel 2008 del primo studio sul dating online in Italia pubblicato da Bologna University Press – e dunque non lo fanno, il che naturalmente non impedisce che si possa aggirare l’ostacolo dopo i primi contatti. Trovare l’anima gemella è stato fin dall’inizio il messaggio comunicativo di questo network, che è in pubblicità da sei anni e che oggi nella sua nuova campagna rivendica il numero di matrimoni avvenuti grazie ai suoi profili».
Completamente diverso l’uso di Tinder, che con la sua icona (una maliziosa fiammella arancione) cresce del 20 per cento ogni settimana in Italia: l’uso massimo avviene dopo le 22, e la semplicità del sistema è spartana. Una foto, pochissimi dati, la possibilità di scegliere tra una x (lasciamo perdere) o un cuoricino (si può fare) e l’incontro perlopiù sessuale nell’ora successiva: 20.000 all’anno quelli che avvengono realmente, a fronte di milioni di utenti.
Tinder è famoso, e la fama ha due facce. Da un lato il nomignolo tinderslut applicato negli Stati Uniti, dove la app è nata, per definire le ragazze che lo adoperano, subito etichettate come poco di buono. Dall’altro la ribalta mondiale arrivata quest’anno grazie alle Olimpiadi di Sochi, dove Jamie Andersone, 23 anni e tipica bellezza americana, campionessa di snowboard, ha rotto il silenzio: «Qui nel villaggio lo usiamo molto per incontrarci tra atleti, altrimenti non ci sarebbe il tempo».
Perché la filosofia, alla fine,è sempre la stessa, no time to flirt, non ho tempo per farti la corte, non mi sogno nemmeno di pagare una cena al ristorante o un mazzo di fiori se tutto ciò che voglio è solo un po’ di sesso con qualcuno che mi è affine. O, se si allarga la visione, non ho tempo per cercare l’anima gemella mentre rientro sulla metro dopo dieci ore di lavoro e nella mia casa dell’hinterland milanese mi aspettano la lavatrice da svuotare e la ciotola del gatto da riempire (…)
Nonostante la cornice romantica, da “salotto buono”del dating, Meetic è aperto a tutti, etero e gay. Ma la spinta decisiva, anche in questo caso, è arrivata dalla geolocalizzazione, e il boom si è prodotto in poco più di un anno (…)
Altre barriere sono cadute anche tra etero e gay: «Tinder ha sfatato il mito secondo il quale eravamo solo noi alla ricerca di sesso facile con sconosciuti», racconta Marco, 28 anni, su Babilonia. «Io sono un utente abituale di Grindr (l’app per incontri gay) e ora mi diverto a sentire i racconti degli amici etero, neofiti del dating e del sesso a prima vista». E la riprova che l’Italia si sta liberando, almeno nelle grandi città, dai propri tabù è data dal fatto che anche Bang with Friend, che serve a procurarsi incontri multipli, è da poco tornata sul mercato con un nuovo nome, Down (…)
Si potrebbe pensare che usare il cellulare per trovare un nuovo marito, o il sesso “mordi e fuggi” più vicino a casa propria, sia una tecnica per adulti disillusi. Errore. Anche gli adolescenti lo fanno, come racconta Sherry Turkle, psicologa e guru indiscussa nel ramo: «I ragazzi che ho intervistato nei licei spiegano che nulla disimpegna come l’app. Perfino parlare al cellulare è troppo per loro, perché se dall’altra parte qualcuno piange o grida è difficile staccare. Con Tinder invece basta fare una x. O scollegarsi per qualche ora». Perditempo e anime belle, astenersi.