
ROMA – “Noi dalmati siamo sempre stati coesi, non abbiamo mai rotto le scatole a nessuno, avevamo una tradizione veneziana di secoli, massacrata anche fisicamente…e poi non sento di avere niente a che vedere con la popolazione e la situazione di oggi” raccontaย Toni Concina,ย profugo dalmata, diploma ad Harvardย eย dal 2009 fino all’anno scorso, sindaco di Orvieto. L’intervista concessa a Giusi Fasano del Corriere della Sera.
Fortunati vuol dire che li aiutรฒ una coincidenza: ยซSuccesse che mia madre nel โ43 rimase incinta di mia sorella e allora mio padre, che era un ufficiale di complemento, ci mandรฒ nelle Marche, a Sassoferrato, dove saremmo stati piรน tranquilli. Poi la situazione precipitรฒ e la fine della guerra ci ha colto che eravamo giร via dalla nostra terra. Ma gli zii, i miei nonni…quelle loro facce stravolte quando arrivavano, quelle fughe per le vie piรน impensate…Non siamo piรน potuti tornareยป.
Concina ha rimesso piede a Zara una volta soltanto, e lโha fatto per suo padre che stava morendo. ยซMe lo chiese lui. Mi disse: โVaโ a vedere la terra, ti pregoโ e non ho potuto dire di no. ร una cosa un poโ patetica, lo so, ma quando arrivai feci quel che fanno i papi, baciai il suolo. Ricordo che non cโerano ancora i telefonini, cosรฌ cercai un telefono pubblico e chiamai mio padre per dirgli che ero lรฌ, nella nostra cittร . Si commosse moltoยป. Ogni anno, i ricordi portano polemiche: ยซCโรจ chi nega che siano avvenuti i fatti, chi รจ sicuro che i suoi morti siano piรน morti degli altri…lasciamo stare. ร stata pura ferocia, come quella dellโIsis oggiยป.
