MILANO – Il tribunale di Milano non poteva affidare alla Camera di Commercio la gestione dei degli appalti per il rinnovamento degli uffici giudiziari. Ci volevano le gare aperte a più concorrenti.
Secondo il Tar, trasferire alla Camera di Commercio tutti poteri ha costituito un atto limitativo della concorrenza. La sentenza del Tar è illustrata nel dettaglio da Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano.
L’articolo di Gianni Barbacetto del Fatto Quotidiano: Il Tribunale di Milano ha sbagliato, la convenzione che ha siglato con la Camera di commercio “è illegittima”, dunque gli appalti da 6,4 milioni di euro (fondi Expo per il palazzo di giustizia) sono da rifare. Lo ha deciso, “in nome del popolo italiano”, il Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Lombardia, con una sentenza depositata ieri.
La vicenda è quella dei finanziamenti milionari per rendere “smart”, più moderni e informatizzati, gli uffici giudiziari di Milano, in occasione dell’Expo 2015. Dal 2010 a oggi un fiume di denaro dei fondi Expo per la giustizia è stato speso senza controlli né trasparenza, con appalti affidati senza gara o con gare ora dichiarate non legittime. Così anche i 6,4 milioni di cui tratta la sentenza del Tar. Affidati con un meccanismo, ritenuto illegittimo, costruito dal Tribunale di Milano, allora presieduto da Livia Pomodoro, che ha ceduto le decisioni sugli appalti alla Camera di commercio di Milano.
Questa utilizzava la propria tecnostruttura Digicamere, oppure decideva, come stazione appaltante, le eventuali gare. Il meccanismo era stato reso operante da una convenzione tra Tribunale e Camera di commercio decisa nel 2014 e firmata dai rispettivi presidenti, con effetti dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2016. Secondo la convenzione, il Tribunale viene sollevato da ogni spesa e la Camera di commercio s’incarica di realizzare (o far realizzare da altri) una serie di lavori per il Tribunale pagati con i fondi Expo per la giustizia: il servizio informativo su fallimenti e concordati e il supporto al processo civile telematico; la gestione della pubblicità legale delle aste giudiziarie su siti e quotidiani; la manutenzione e gestione del sito internet del Tribunale di Milano.
Un’azienda del settore, la Aste On Line snc, ricorre al Tar lamentando una lesione della concorrenza. Il Tar le dà ora ragione: la convenzione firmata dal Tribunale di Milano “determina un’illegittima restrizione della concorrenza attualmente esistente nel settore, tendendo all’individuazione di un operatore particolare cui demandare l’effettuazione della pubblicità in via preferenziale”. Illegittima la convenzione, sono illegittime anche le gare che ne sono scaturite. Tutto da rifare. Un gran pasticcio, aggravato dal fatto che a confezionarlo sono stati i vertici del Tribunale di Milano. Escludendo oltretutto dalle decisioni gli altri uffici giudiziari: Procura della Repubblica, Procura generale, Corte d’Appello.
Malumori e imbarazzi a palazzo di giustizia erano cominciati a serpeggiare dopo le prime notizie di stampa, apparse sul Fatto quotidiano e su giustiziami.it. In una tesa riunione avvenuta nell’estate 2014, il presidente della Corte d’appello Giovanni Canzio e la rappresentante della Procura generale Laura Bertolè Viale avevano chiesto di passare al metodo trasparente delle gare pubbliche. Era intervenuta anche l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone che aveva bocciato una delle gare fatte dalla Camera di commercio, a cui aveva partecipato una sola azienda, la Edicom Finance srl, che nel 2012 aveva vinto con un ribasso da brivido del 72,545 per cento (…).