
ROMA – “Un’occasione gettata via”, questo l’editoriale di Dario Di Vico sul Corriere della Sera: “Per come sta uscendo dal Parlamento, la legge di Stabilitร si presenta agli italiani alla stregua di un vestito di tanti colori e per di piรน cucito male. Si fatica a trovare il filo conduttore per un semplice motivo: quelle che dovevano rappresentarne le ispirazioni di fondo si sono perse per strada. Vale per il legame tra incisivitร della spending review / riduzione delle tasse e vale anche per la riduzione del cuneo fiscale”.
Scrive Di Vico:
Un provvedimento che โ ricordiamolo โ nelle interviste ministeriali solo di qualche settimana fa era descritto come lo strumento piรน idoneo per dare competitivitร alle imprese e agganciare a pieno la ripresa internazionale. ร vero che il testo approvato prevede lโistituzione di un fondo che dovrร finanziare lโabbassamento del cuneo, ma la platea dei beneficiari รจ stata cosรฌ allargata che gli eventuali effetti di spesa si disperderanno come coriandoli . P e r quanto lโampiezza e la lunghezza della crisi spingessero a operare scelte univoche e a concentrare lโimpatto delle poche risorse disponibili, alla fine il governo ha fatto lโesatto contrario. Per tenersi buono un piccolo esercito di microlobby ha finito per dare a tutti un poโ.
Il risultato finale della legge di Stabilitร rappresenta per il premier e per lโesecutivo che dirige una sconfitta cocente anche se sarร difficile per lui ammetterlo. Gli auguriamo caldamente di poter mangiare tutti i panettoni che vuole, ma non puรฒ essere la continuitร alimentare il principio ispiratore d i unโamministrazione, per di piรน straordinaria, come รจ quella rappresentata dallโattuale governo. Il Paese reale e gli operatori economici che hanno dimostrato di saper respingere al mittente gli appelli dei Forconi hanno bisogno di credere nellโazione di politica economica e di trovare una piena complementarietร tra i propri sforzi e i provvedimenti governativi. Purtroppo non รจ cosรฌ.Lโapprovazione della manovra segna un momento di rottura non episodica tra il governo e le forze sociali, sgomente anche per aver toccato con mano in queste settimane la loro irrilevanza. La gran parte delle obiezioni avanzate dalla Confindustria รจ condivisibile, ma si ha lโimpressione che la piรน grande associazione di rappresentanza non sia riuscita a entrare in sintonia con i profondi mutamenti di questi terribili anni. Non parliamo poi dei sindacati confederali e dei loro leader affezionatissimi ai vecchi riti e incapaci di aprirsi al nuovo.
Lโopinione pubblica comincia a pensare che la rappresentanza sia un appesantimento della vita democratica, che le sue strutture siano pletoriche e servano solo a presidiare interessi consolidati. Per spiazzare queste critiche e per inchiodare il governo alle sue responsabilitร le forze sociali sono chiamate a un atto di discontinuitร . Basta con lโelencare le colpe degli altri senza dire cosa si รจ disposti a mettere sul tavolo. Invece di ammiccare ai Forconi รจ meglio assumere su di sรฉ nuove responsabilitร . Ciรฒ che le imprese, dal basso, hanno fatto in materia di welfare aziendale รจ solo un piccolo esempio. Ma puรฒ far scuola. Sulla dialettica tra politica e forze sociali si segnala anche lโattivismo di Matteo Renzi. Un consiglio (non richiesto): eviti di azionare un giorno lโacceleratore e, quello dopo , il freno .
