ROMA – Tanti misteri ma solo una tragica certezza: la scomparsa di 239 persone l’8 marzo e di 295 ieri. Un totale di 534 morti su due aerei assolutamente identici, due Boeing 777 della Malaysia Airlines. Ma come l’aereo gemello scomparso l’8 marzo anche quello presumibilmente abbattuto giovedì 17 luglio si porta dietro una scia di misteri che richiederanno giorni se non settimane per venir chiariti.
Scrive Gian Micalessin sul Giornale:
Il primo riguarda la causa primaria dell’abbattimento. Ovviamente in casi come questi la prima ipotesi è quella di un missile. Anche perché parliamo dei territori attorno alla cittadina ucraina di Shakhtersk, a circa 40 km dal confine russo dove da mesi i ribelli filo russi si scontrano con le forze di Kiev. A rafforzare l’ipotesi di un missile concorrono importanti precedenti verificatisi nei giorni e nelle ore antecedenti l’abbattimento del Boeing 777. Quello correlato più direttamente è il comunicato con cui pochi minuti prima della della tragedia sul volo partito da Amsterdam, i ribelli filo russi avevano annunciato l’abbattimento di un An 26 ucraino a Torez, zona nelle immediate vicinanze di Shiaktior dov’è avvenuta la tragedia.
A prima vista si dovrebbe dunque pensare a un disastro causato dai ribelli filorussi colpevoli di aver scambiato un volo di linea con un volo militare. È questa la tesi dei servizi di Kiev, che in serata hanno riferito di averne le «prove»: una telefonata intercettata tra gli agenti segreti di Mosca e i separatisti. Qualcosa in questa semplice conclusione però, non quadra. Da quanto si sa i ribelli filo russi possiedono missili d’arma spalleggiabili, anche sofisticati come il 9M 39 o, addirittura, il Verba, la versione migliorata adottata solo poco tempo fa dallo stesso esercito russo.
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Grazie a questi missili portatili, i separatisti russi hanno in passato abbattuto almeno due elicotteri MI 24 ucraini e, il 6 giugno scorso, un Antononov An 26 in volo sopra Slovyansk. Entrambi questi due manpad, come vengono definiti in linguaggio militare i missili antiaerei a spalla, hanno però una gittata che non supera i 5000 metri nel caso del 9M39 o i 5500 nel caso del Verba. Dunque ben difficilmente avrebbero potuto colpire un aereo di linea decollato quasi due ore prima da Amsterdam e già stabilmente in volo a un’altitudine crociera di almeno diecimila metri. Esclusi per ragioni di gittata i manpad ribelli, bisogna ipotizzare l’entrata in gioco di un missile lanciato da un sistema d’arma antiaereo integrato da un radar antiaereo visto che a occhio nudo è impossibile individuare e inquadrare un Boeing 777 in volo a diecimila metri. Un’ipotesi sostenuta, stranamente, anche dal consigliere del ministro dell’Interno ucraino Anton Gerashenko che intervenendo sul proprio profilo Facebook attribuisce l’abbattimento a una testata lanciata da un «Buk», nome in codice di un sistema antiaereo sviluppato alla fine degli anni ’70 dall’Unione Sovietica. Un sistema capace di colpire fino a 25 chilometri di distanza. Ma i ribelli non dispongono di sistemi d’arma così sofisticati e dunque gli imputati potrebbero essere solo le forze armate dell’Ucraina o quelle della Federazione Russa dispiegate dall’altra parte della frontiera.
Anche per questo si parla anche di un caccia russo. Riesce però alquanto difficile ipotizzare che i vertici militari russi abbiano dato il via libera a una manovra così insensata e controproducente. E non solo perché un sistema d’arma di quel tipo consente di distinguere tra aerei militari e aerei civili, ma soprattutto perché sarebbe stato assai imprudente lanciare dal territorio russo un missile la cui scia, facilmente rilevabile, avrebbe inchiodato Mosca. Se l’arma in questione è un Buk anche le forze armate ucraine rischiano però di ritrovarsi sul banco degli imputati. L’antefatto più inquietante è l’abbattimento – avvenuto giovedì sera – di un cacciabombardiere ucraino (…)