Vaticano, case per 4 miliardi: affitti scontati del 15-40%

Vaticano, case per 4 miliardi: affitti scontati del 15-40%

ROMA – Un tesoro da 4 miliardi di euro: è il patrimonio immobiliare del Vaticano che, stando alle carte svelate in seguito allo scandalo Vatileaks 2, frutterebbe alla Santa Sede un reddito da locazione di 88 milioni di euro. Case di lusso, tra piazza di Spagna, via Sistina e altre strade prestigiose della Capitale, concesse ad affitti scontati dal 15% al 40% rispetto ai canoni di mercato. Ma solo ad inquilini eccellenti, politici, imprenditori e giornalisti. Parte del libro di Emiliano Fittipaldi, Avarizia, è dedicata proprio agli inediti estratti delle relazioni interne della Cosea, la dissolta Commissione referente sull’organizzazione economica del Vaticano che papa Bergoglio ha voluto istituire a inizio pontificato per far luce sulla reale entità delle finanze della Santa Sede.

I possedimenti sono affidati a decine di organizzazioni. Tra questi c’è la Propaganda Fide, la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli guidata dal cardinale Ferdinando Filoni, che possiede circa 500 appartamenti in una sessantina di palazzi e li gestisce in modo del tutto autonomo rispetto all’amministrazione centrale della Santa Sede.

Giacomo Tornielli e Andrea Galeazzi, sul quotidiano La Stampa, ricostruiscono i criteri di assegnazione del tesoretto immobiliare vaticano:

Si tratta di appartamenti in piazza di Spagna, in via della Vite e via Sistina, in via Margutta e in via del Babuino. Le abitano politici, imprenditori e giornalisti, talvolta a canoni più bassi rispetto a quelli di mercato ottenuti in cambio di lavori di ristrutturazione degli immobili pagati a spese proprie, come nel caso di Bruno Vespa. Ma il vero forziere delle case è quello dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, che ha funzioni di «banca centrale» del Vaticano, che gestisce i suoi asset di beni mobili e immobili (un patrimonio complessivo di 2,7 miliardi) per «fornire fondi necessari all’adempimento delle funzioni della Curia romana».

Una parte consistente delle migliaia di appartamenti gestiti dall’Apsa si trova nei dintorni del Vaticano. «Le case dell’Apsa – spiega a La Stampa un presule che ha lavorato a lungo nella “Banca centrale” – vengono assegnate per il 70% a dipendenti della Santa Sede a un canone d’affitto inferiore del 40% al valore di mercato degli alloggi in affitto nelle stesse zone». Il canone ridotto rispetto al valore di mercato della casa «rappresenta un’integrazione del salario e un benefit per i dipendenti vaticani». Il rimanente 30% viene affittato «a esterni che ne fanno richiesta, a un canone mensile inferiore del 15% al valore di mercato dell’appartamento». Quindi cifre certamente convenienti, ma non convenientissime.

CORSA ALL’ASSEGNAZIONE

Sia per i dipendenti sia per gli aspiranti inquilini esterni, le liste d’attesa sono lunghissime. «Molti esterni – confida l’arcivescovo – si fanno raccomandare da prelati e personalità vaticane per ottenere l’abitazione». Conoscenze e amicizie sono dunque un canale privilegiato. Alcuni degli alloggi di via di Porta Angelica sono stati affittati a inquilini esterni e «si sta valutando la possibilità di fare lo stesso con gli appartamenti che si trovano in altri palazzi oggi occupati esclusivamente da cardinali e vescovi a piazza della Città Leonina e al Sant’Uffizio, accanto a piazza San Pietro». Ossia nel cuore di Roma.

Sono interessati all’affitto studi notarili, sedi di rappresentanza di istituzioni internazionali e ambasciate. Il Governatorato e l’Apsa hanno incaricato alcuni architetti di ottenere nuovi appartamenti più piccoli dividendo alloggi di grandi metrature. «Il compito si è rivelato complicato – spiega il prelato – perché in gran parte si tratta di case vecchie nelle quali è molto costoso o impossibile intervenire sulle tubature per allacci e impianti idrici. Si è riuscito a farlo solo in pochi casi, come per esempio in un appartamento al Palazzo del Sant’Uffizio nel quale in una casa di 400 metri quadri è stato ricavato un secondo alloggio più piccolo».

I canoni di affitto sono stati adeguati, non senza proteste degli inquilini. Ma c’erano figli o nipoti di dipendenti vaticani defunti che continuavano a pagare affitti da 500 euro per appartamenti di 150 metri quadri in zone centrali della capitale. «In alcuni casi gli appartamenti sono risultati occupati da persone diverse da chi aveva titolo per ottenere l’affitto a prezzo calmierato». Verifiche complicate e tuttora da completare.

LA RIFORMA NELLA GESTIONE

Secondo la commissione pontificia Cosea, nella gestione degli immobili vaticani «esistono importanti mancanze strategiche»: con il solo adeguamento al mercato dei canoni di locazione, pur mantenendo l’impegno di offrire case ad affitti di favore ai dipendenti, la commissione ha calcolato un possibile incremento del reddito di almeno 25-30 milioni. La riforma dovrebbe portare maggiore trasparenza, meno privilegi agli amici degli amici, attenzione alle situazioni di bisogno e più razionalità. Intervento in corso.

 

Published by
Daniela Lauria