
ROMA – In futuro saranno i giudici a selezionare la nuova classe dirigente scrive Vittorio Feltri dalle pagine del Giornale, “la stessa legge Severino, approvata di fretta, toglie agli elettori la facoltà di scegliere chi è degno del voto e chi no, a prescindere dalla fedina penale”. Allora, allora è meglio tornare allo statuto Albertino continua Feltri che cita un articolo della fu costituzione di casa Savoia: “Fuori del caso di flagrante delitto, niun Senatore può essere arrestato se non in forza di un ordine del Senato. Esso è solo competente per giudicare dei reati imputati ai suoi membri”.
Ecco uno stralcio del commento di Feltri:
Non bastasse,ecco l’articolo 63:«Le votazioni si fanno per alzata e seduta, per divisione; e per isquittinio segreto. Quest’ultimo mezzo sarà sempre impiegato per la votazione del complesso di una legge, e per ciò che concerne al personale ». A parte il lessico arcaico, i concetti sono chiari, gli stessi applicati dalle democrazie occidentali più avanzate e ora banditi dall’Italia non perché desideri sostituirli con altri più adatti ai nostri giorni, ma soltanto per sbarazzarsi del demonio di Arcore. Una pratica disgustosa che provoca una regressione di due secoli del nostro Paese allo sbando, «buono a nulla ma capace di tutto», anche di fare strame non solo della versione originale della Costituzione, ma persino dello Statuto albertino. Tutto può essere riparato, è vero, ma occorre un cucitore con ago e filo; qui invece vanno di moda i rottamatori. Della logica.