Della questione casa Grilli, ricorda il Sole, si era occupata anche l’agenzia Bloomberg. Allora il ministro
Ma fatti in un momento diverso. In quell’articolo si sosteneva che l’appartamento di via San Valentino era stato comprato a un prezzo decisamente sotto mercato, 1.065 milioni di euro. Inferiore addirittura all’ammontare del mutuo ricevuto dal Monte dei Paschi per l’acquisto e la ristrutturazione. Nella sua replica scritta a Bloomberg il ministro spiegava che «sebbene all’atto dell’acquisto (l’appartamento) necessitasse di interventi strutturali… già in passato era stato oggetto di importanti lavori di riadattamento e di realizzazione di migliorie a opera di un congiunto del venditore con il quale contestualmente all’acquisto e con operazioni perfettamente tracciabili ho dovuto regolare tutti i profili economici relativi a tali interventi».
E aggiungeva che «la valutazione dell’immobile data dai periti alla banca… prendeva in considerazione l’effettivo stato dell’immobile comprensivo delle migliorie operate dal predetto soggetto diverso dal venditore, il rapporto con il quale ha costituito oggetto di una autonoma regolazione». In pratica, il ministro ha indirettamente riconosciuto che il prezzo da lui ufficialmente pagato era inferiore al valore di mercato, ma ha giustificato l’apparente incongruenza, spiegando di aver separatamente rimborsato «un congiunto del venditore» per lavori di ristrutturazione fatti in precedenza.
Grilli, a Bloomberg, spiegò che avrebbe dato ulteriori chiarimenti dopo il suo divorzio. Che, scrive il Sole, c’è stato a gennaio. Senza che nel frattempo i chiarimenti siano arrivati. Scrive Gatti:
Il divorzio si è concluso a gennaio, e se e quando arriveranno queste «specificazioni» saremo lieti di pubblicarle. Nel frattempo Lisa Lowenstein, che dal gennaio scorso è divorziata dal ministro, ci ha fornito la sua versione su quei lavori: «Non ricordo che sia stato pagato alcun lavoro di ristrutturazione eseguito prima del nostro acquisto. Né che ce ne siano stati. Anche perché la casa l’abbiamo rifatta noi da cima a fondo. Quello che ricordo – e che ho scritto nelle mie memorie per il divorzio – è che il prezzo totale pagato per l’acquisto era molto più vicino a quello di mercato: circa 2 milioni e duecentomila euro. Ricordo anche che una parte di quel pagamento è avvenuto con denaro proveniente da un conto offshore di mio marito con i soldi guadagnati nell’anno in cui ha lavorato per Credit Suisse a Londra».
Il Sole 24 Ore non solo ne ha trovato conferma documentale, ma ha anche appurato che laboriosissime opere di ristrutturazione furono effettivamente eseguite tra il 2004 e il 2006, però coordinate dalla Lowenstein e addebitate allo stesso professor Grilli. Ma prima un passo indietro. Nella memoria depositata il 20 settembre 2012 nella causa di divorzio, gli avvocati del ministro hanno scritto che per «la ristrutturazione della casa di via San Valentino, il prof. Grilli ha personalmente speso 118mila euro per acquisto materiali edili da fornitori, e 256mila euro – versati a mezzo bonifici bancari alla società incaricata della ristrutturazione». Per un totale di 374mila euro.