Andrea Scanzi: Vittorio Sgarbi, dottor “Capra” è il killer de La Zanzara

Andrea Scanzi: Vittorio Sgarbi, dottor “Capra” è il killer de La Zanzara

ROMA – Non ci sono più le mezze stagioni televisive, e non c’è posto per il circo di Radio Belva nella savana dei programmi tv di adesso. Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano analizza il personaggio di Vittorio Sgarbi: dalla fine degli anni 80 era l’additivo trash in una tv che col trash iniziava a prendere confidenza. Venticinque anni e cinquanta reality dopo Sgarbi è “un additivo scaduto”, un leone stanco in una televisione dove il trash impera.

“Più che un ospite, Vittorio Sgarbi è da molti ritenuti un additivo televisivo. Lo aggiungi alla benzina del talk-show e speri che con lui diventi talk-shock. Facendo incendiare contenuti e ancor più ascolti. Il flop di Radio Belva, interrotto dopo la prima puntata (tornerà in seconda serata su Italia 1), dimostra che qualcosa è cambiato. Le intemperanze seriali di Sgarbi funzionavano quando erano eccezione. Non adesso, che sono più o meno norma. Lo Sgarbi di rottura, nei paludati Anni Ottanta e Novanta, era quello che imperversava al Maurizio Costanzo Show; che si scontrava con Roberto D’Agostino; che non aveva pietà nemmeno di Mike Bongiorno, costretto per la prima e unica volta a dire “cazzo” in uno studio televisivo. Quegli scontri, che affollano Youtube, sono rimasti.

COME SONO rimasti i monologhi brevi che costituivano “Sgarbi quotidiani”, poi interrotti perché le querele erano divenute troppe perfino per il pingue salvadanaio Fininvest. Ora l’effetto novità non c’è più: nel momento in cui chiami Sgarbi, sai che lui polemizzerà. Lo inviti quasi sempre per quello. Il “quasi”, qui, è dirimente: Sgarbi è un animale mediatico furbo, un camaleonte che suole adattarsi al contesto. Se va dalla Gruber, è più istituzionale. Se va dalla D’Urso, lo fa senza malcelare il disgusto per quella che ritiene una intollerabile pochezza intellettuale di chi lo circonda. Ed è allora che esplode: che incentiva il suo lato di polemista estremo. Sgarbi, oggi, farebbe notizia se si presentasse quieto e dialogante. Fatto raro, ma poi non troppo. Lui stesso riconosce di trovarsi più a suo agio con nemici (incluso questo giornale) dotati di intelletto, per quanto un po’ “stronzi” e “merde”, rispetto a “finti amici” per nulla stimolanti. Gioca all’intellettuale di destra perché adora i soldi e perché ama vincere facile: è uno dei pochi, in quella compagine, a potersi definire colto. Prima di andare in diretta a Radio Belva, Sgarbi si è fatto intervistare nel pomeriggio a Reputescion (La 3 Tv). Calmo, per quanto uno come lui possa esserlo. Ha ammesso che in certi contenitori come La pupa e il secchione non doveva andarci, “però mi davano 20 mila euro a puntata”. Ha definito “de-pensanti” quasi tutti i politici attuali. Aggiungendo poi che lui, nella storia, rimarrà. “Mentre i Frizzi e i Conti no. In Italia soltanto due persone hanno eternato una parola in tivù: Mike Bongiorno con ‘ Allegria ’ e io con ‘ Capra’. La gente mi ferma per strada chiedendomi di ripetergliela: lo faccio, mi diverto. Dite che il professore sia meglio del polemista. Io preferisco il polemista”.

Un leone stanco, che negli ultimi anni ha cavalcato il tormentone “Capra”, si è ribellato ai domatori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, sfasciando il circo di Radio Belva e decretandone la morte, per lo meno in prima serata:

“EPPURE QUALCOSA, anzi molto, a Radio Belva è andato storto. Non solo gli ascolti. Accusare Cruciani e Parenzo di trash è come dire che l’acqua è bagnata: lo fanno apposta. Portano all’ultimo stadio quel processo di depravazione comunicativa profetizzato da Nanni Moretti in Sogni d’oro. Solo che in radio, a La Zanzara, gli viene meglio. E quella di mercoledì è stata una puntata zero più che uno, a tratti così delirante da contenere una sua confusa genialità situazionista. I due conduttori inseguivano il circo Barnum, da qui un gruppo di ospiti tipo bettola (più che bar) di Guerre Stellari. Borghezio, Annarella, Alba Dorata, Fede inviato in una sezione di Sel. Sgarbi doveva essere l’additivo del talk-shock, ma si è rivelato la bomba che frantuma tutto e non lascia superstiti. Il motivo è semplice: a un certo punto Sgarbi si è sentito usato. Abituato a domare il circo, ha avvertito che in quel caso erano i conduttori a voler ammaestrare lui. E lì ha deciso di sfasciare tutto. Senza pietà. Ha infierito sui presentatori, buttato tutto (troppo) in vacca e distrutto scientemente il programma. Omicidio catodico in diretta, e in piena regola. Cruciani e Parenzo volevano domare ma sono stati domati, perché il circo lo conoscono – e sanno sguazzarci – ma non quanto lui. Se Sgarbi fiuta l’odore del sangue, addenta la preda. Se cessa di stimare chi ha davanti, non ha ritegno. Se intuisce un vuoto di potere, lo occupa. Insulti, esagerazioni, deragliamenti. Radio Belva non l’ha chiusa Mediaset. L’ha chiusa Sgarbi. Che, verosimilmente, ora se la ride”.

Published by
admin