
ROMA – “Che fosse finita così nessuno ci aveva creduto – scrive Giorgio Ursicino del Messaggero – Venerdì scorso il comunicato emesso dalla Volkswagen era chiarissimo. Ma era altrettanto chiaro che ci sarebbero state sorprese”.
L’articolo di Giorgio Ursicino: La nota del gruppo di Wolfsburg guidato dall’ad Martin Winterkorn illustrava i risultati della riunione del “presidio” del consiglio di sorveglianza riunitosi a Salisburgo, spiegando che il momentaneo vincitore dell’improvviso braccio di ferro esploso al vertice della più grande società tedesca era proprio il ceo Winterkorn: «È il miglior manager che l’azienda possa avere». Sconfitta quindi per Ferdinand Piech, che aveva acceso la sfida, nonostante egli sia la punta di diamante dell’azionista di maggioranza (53%) oltre che artefice della grande crescita del gruppo e vincitore di tante battaglie nel castello di Wolfsburg (epiche quelle con Pischetsrieder e Wiedeking) tanto da essere chiamato il “patriarca”. Una sorpresa a metà poiché, dopo l’esplosione del duello, Winterkorn aveva incassato l’appoggio di numerosi protagonisti nella complessa governance del gigante tedesco: il presidente della Bassa Sassonia Stephan Weil, il leader dei consigli di fabbrica Bernd Osterloh oltre a Wolfgang Porsche, importante esponente della famiglia che controlla Volkswagen, nonché cugino di Piech. Cinque membri su sei del presidio avevano preso le difese del ceo, ma in Germania erano tutti certi che, uscito dalla riunione, Ferdinand si fosse messo subito al lavoro per ribaltare la situazione. C’era chi ipotizzava addirittura che il vero trofeo di Winterkorn era di monetizzare la fiducia avuta dal presidio lasciando di sua volontà con una ricca buonuscita. Ieri, a distanza ravvicinata, altre due puntate della complessa partita che tiene in ansia l’intero paese, che può avere ripercussioni sulla gestione del colosso e che ha già causato qualche ferita (il titolo a Francoforte è caduto a 225 da 253 euro): prima la notizia che Piech non avrebbe atteso per scatenare la controffensiva e avrebbe preteso le dimissioni dell’ex delfino addirittura prima dell’assemblea dei soci (in calendario il 5 maggio) (…).
