Alzheimer, test sangue lo predice 3 anni prima: è esatto nel 90% dei casi

Alzheimer, test sangue lo predice 3 anni prima: è esatto nel 90% dei casi (Foto Ansa)

ROMA – Un semplice test del sangue può predire il rischio di Alzheimer fino a 3 anni prima della comparsa dei sintomi. Il test è esatto nel 90% dei casi e il nuovo studio realizzato dai ricercatori della Georgetown University di Washington è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine. Analizzando 10 diversi tipi di lipidi, i grassi presenti nel sangue, che sono dei marker per l’insorgenza della malattia.

Adriana Bazzi sul Corriere della Sera scrive:

“sono 44 milioni le persone affette da questa patologia in tutto il mondo e il numero triplicherà entro il 2050; in Italia i malati attualmente superano quota 700 mila, con un impegno sociosanitario enorme, che ricade, in gran parte, sulle famiglie”.

Per l’Alzheimer non esistono né cure, né terapie in grado di rallentare il decorso degenerativo della malattia, che viene scoperta quando i sintomi si sono già manifestati. Per poter sperimentare nuovi farmaci, spiega la Bazzi, è necessario intervenire sui pazienti quando il danno cerebrale non è ancora avanzato, motivo per cui una diagnosi precoce è importante, tanto quanto il nuovo test messo a punto dai ricercatori americani:

“In altre parole, questa indagine (se la sua efficacia verrà confermata) non servirà tanto per dire alle persone risultate positive «ok, hai una certa probabilità di andare incontro alla malattia quindi ti propongo un trattamento preventivo» (perché non c’è. O meglio, ci sono le solite regole, come ribadisce Frisoni, che valgono un po’ per tutto: corretta alimentazione, adeguata attività fisica eccetera). Servirà piuttosto per dire: «Ok, sei a rischio Alzheimer, vuoi entrare in uno studio clinico per valutare se il farmaco X o Y può essere efficace nel ritardare la comparsa dei sintomi e, come si dice oggi, nel modificare il decorso della malattia?»”.

Il test del sangue si basa su dei marker lipidici, spiega la Bazzi:

“I ricercatori hanno seguito 525 persone ultrasettantenni in cinque anni e hanno individuato 53 soggetti che hanno sviluppato sintomi di Alzheimer. Hanno confrontato il loro «profilo lipidico» (cioè i fosfolipidi presenti nel sangue) con quello di altrettanti soggetti sani. E sono riusciti a individuare chi era a rischio di andare incontro a quel declino mentale progressivo che si chiama, appunto, Alzheimer”.

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