La seconda dose di Astrazeneca si farà. La campagna con il vaccino anglo-svedese continua in Italia. Lo conferma la circolare del ministero della Salute. Finora 2 milioni circa di italiani hanno fatto la prima dose di Astrazeneca. 600mila hanno fatto la seconda. Casi di trombosi tra chi ha fatto la seconda dose: zero. Quindi, la principale preoccupazione riguardo a questo vaccino non sembra avere riscontri in chi ha completato il percorso vaccinale. Almeno finora.
La seconda dose di Astrazeneca potrà essere effettuata sempre con lo stesso prodotto. E’ quanto si legge nella circolare con cui il ministero della Salute aggiorna le raccomandazioni sul vaccino anti Covid, raccomandato per gli over 60 nel nostro Paese.
“Ribadendo che il vaccino Vaxzevria è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da Covid-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta – si legge nella circolare – che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni“.
Nel documento, firmato dal direttore generale Prevenzione Gianni Rezza, si conferma anche che, “in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino”.
Le prenotazioni fissate fino a maggio da rinviare o cancellare. I richiami per almeno 2 milioni e 300mila italiani da gestire, le fasce d’età da rivedere. L’ennesimo colpo di scena sul vaccino di Astrazeneca, che sarà ora raccomandato per gli over 60 dopo esser stato consigliato per gli under 55 e poi esteso a tutte le classi di età, costringe il governo a rimettere mano al piano vaccinale. Piano già cambiato tre volte dall’inizio della campagna a dicembre. Con il siero dell’azienda anglo-svedese che sarà ora somministrato alla fascia tra 60 e 79 anni.
I numeri dicono che ad oggi ci sono 8 milioni di italiani che hanno ricevuto una prima dose di vaccino. E a 2.294.203 di loro è stato somministrato il siero di Astrazeneca. Non tutti sono under 60, ma una buona parte sì.
Dunque la prima decisione che il governo dovrà prendere sarà quella relativa ai richiami. Che secondo le indicazioni dell’Aifa devono essere fatti a tre mesi dalla prima dose. Verrà comunque somministrato il vaccino dell’azienda anglo-svedese a tutti. “Al momento non ci sono elementi per scoraggiare l’utilizzo della seconda dose”, spiega il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. E’ probabile dunque che chi ha già fatto la prima dose riceverà anche la seconda, indipendentemente dall’età.
Ma è la stessa Ema a non escludere l’ipotesi del ‘mix’ tra vaccini diversi. “Potrebbe essere efficace” dice la presidente del comitato di sicurezza Sabine Straus aggiungendo però che al momento “non ci sono ancora dati disponibili”.
Il secondo problema, che rischia seriamente di compromettere la campagna di vaccinazione almeno nell’immediato, è legato invece alla paura che neanche troppo sottotraccia si sta diffondendo. E che porta gli italiani a disertare i centri vaccinali.
In Lombardia, spiega il membro del Cts lombardo Carlo Signorelli, un 15-16% di prenotati non si è presentato. E alla Asl Napoli 1, martedì, su 4mila prenotati 800 hanno disertato la vaccinazione. Segnali d’allarme che potrebbero aumentare nei prossimi giorni e contro i quali a poco servono, purtroppo, le rassicurazioni degli esperti.
“Rischiamo di avere vaccini che non riusciamo a inoculare, perché la gente non li vuole”, dice il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga esplicitando il timore di tutti. Nei frigoriferi delle Regioni ad oggi ci sono almeno 1,8 milioni di dosi di Astrazeneca. Per evitare che restino lì la soluzione individuata da Figliuolo è di somministrarlo fin dalle prossime ore alla categoria 60-79 anni.
Ma sulle prossime consegne non c’è al momento alcuna certezza, nonostante nel secondo trimestre l’Italia dovrebbe ricevere oltre 52milioni di dosi. Astrazeneca, sempre lei, ha già fatto sapere che il 14 aprile consegnerà il 50% di quanto previsto, 175 mila dosi anziché 340 mila (che dovrebbe però reintegrare tra il 16 e il 23 aprile). Pfizer ha terminato la distribuzione di un altro milione e mezzo di dosi, che serve però solo a dare ossigeno ai territori, mentre Moderna dovrebbe consegnare non prima di fine settimana. E Johnson & Johnson ha già fatto sapere che il 16 non manderà più di 400mila dosi. Tutti elementi che allontanano sempre di più l’obiettivo delle 500mila vaccinazioni al giorno per la metà di aprile.