AREZZO – La transizione dai campi di gioco naturali a quelli sintetici ha subito una diffusa accelerazione negli ultimi anni. La prima conseguenza sul piano atletico è stata la crescita esponenziale delle distorsioni alla caviglia e al ginocchio, inconvenienti che non riguardano soltanto gli “sportivi del week end”. E’ stato uno dei temi al centro della riflessione nella terza e ultima giornata del XXVIII Congresso dell’Associazione dei medici sportivi italiani (ANaSMes), ospitato ad Arezzo nella sede della Nicola’s Foundation che ha collaborato per la parte scientifica.
E’ stato il professor Giuliano Cerulli, ordinario di chirurgia ortopedica traumatologica a Perugia e direttore scientifico dello I.O.T.I (Istituto ortopedico traumatologico internazionale) a tirare le fila di un confronto che ha coinvolto diversi medici sportivi di alcune società di calcio della massima serie.
“Si tratta – ha spiegato Cerulli – di prendere atto di un processo inarrestabile di transizione dai campi naturali ai campi di sintesi. Giocare con le scarpe sportive attuali, è ovvio, l’atleta si assume rischi notevoli per l’incolumità di ginocchia e caviglie. Le superfici sintetiche peggiorano l’aderenza e tendono a bloccare il gesto atletico. Alla Led People Move (Lpm, istituto di ricerca il cui fiore all’occhiello è un laboratorio di biomeccanica fra i più avanzati in Europa) abbiamo avviato da tempo una ricerca finalizzata alla soluzione di questo problema: come proteggere il piede dell’atleta, sia esso il tennista professionista o il calciatore amatoriale, migliorando l’aderenza del piede sulla superficie e riducendo il grip della scarpa. Si tratta, in buona sostanza, di sopperire alla ridotta aderenza della superficie trasferendo più aderenza alla scarpa e quindi ripristinare le condizioni di mobilità del piede e della gamba dell’atleta”.
