ROMA – Basterà una semplicissima analisi del sangue per la diagnosi precoce del cancro alla prostata e per evidenziarne l’aggressività. Un nuovo marker tumorale consente infatti di discriminare meglio il tumore prostatico in pazienti con PSA elevato e permettere in tal modo di limitare il numero di biopsie non necessarie.
Si tratta del proPSA, ora disponibile presso il Servizio di Patologia Clinica dell‘Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, diretto da Laura Conti. Il nuovo esame, che si effettua su un prelievo di sangue, sembra in grado di stabilire e monitorare l’aggressività del tumore e dunque permettere di selezionare quei pazienti con un tumore clinicamente significativo.
Il PSA, come è noto, è un’importante sostanza secreta dalla ghiandola prostatica nello sperma. L’aumento della sua concentrazione nel sangue può essere un marcatore del tumore alla prostata.
Il Regina Elena è la prima struttura sanitaria pubblica nel Lazio ad effettuare questo test, che ha un costo contenuto rispetto alle biopsie, più specifico e con chiari vantaggi per la qualità di vita del paziente e per la spesa pubblica.
Il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra i soggetti di sesso maschile e nel 2012 sono attesi 36.000 nuovi casi. L’incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi anni una costante tendenza all’aumento ed è atteso un moderato e costante aumento anche per i prossimi decenni: l’incidenza stimata nel 2020 è di oltre 43.000 casi e nel 2030 di oltre 50.000.