ROMA – Cancro, test sangue dice quanto resta da vivere ai malati terminali. Basterà un semplice test ematico per prevedere con ragionevole approssimazione quanto resta da vivere a un paziente colpito da neoplasie incurabili in fase terminale.
Il sistema messo a punto in Giappone non serve come “sfera di cristallo” che predica il futuro, ma fornirà un contributo decisivo per scegliere meglio quando cambiare le cure e gestire al meglio il tempo residuo, optando magari per una rinuncia a dolorosi trattamenti ormai inutili in favore di cure palliative o terapie del dolore più appropriate.
Consentendo ai malati un ultimo tratto di vita più sereno aiutandoli a programmare con più lucidità il proprio lascito. I ricercatori dell’università di Kyoto hanno presentato i risultati dei loro test del sangue applicati ai degenti oncologici all’ultimo congresso asiatico della Società Europea di Oncologia (ESMO) tenutosi a Singapore, ci informa Vera Martinella sul Corriere della Sera.
I ricercatori giapponesi hanno sviluppato sei «modelli prognostici adattabili» su 5mila pazienti oncologici curati presso l’oncologia dell’Università di Kyoto. Valutando tre valori che vengono comunemente misurati con test del sangue eseguiti di routine (albumina, conta dei neutrofili e lattato-deidrogenasi o LDH), i test sono stati in grado di predire il decesso entro uno-sei mesi dei malati sottoposti a chemioterapia.
In una successiva sperimentazione condotta su oltre mille pazienti trattati con cure palliative (in ospedale o a domicilio) hanno poi valutato che i test sono efficaci anche in questo caso, riuscendo a prevedere accuratamente (in circa l’80 per cento dei casi) la morte entro uno-tre mesi. (Vera Martinella, Corriere della Sera)