ROMA – Chi si dopa per gonfiare i muscoli, usando le sostanze dopanti al solo fine estetico, non è colpevole di doping.
Così la Corte di Cassazione ha annullato la condanna a cinque mesi di reclusione e 300 euro di multa tre giovani di Pescara che assumevano anabolizzanti acquistati illegalmente, con il solo scopo di “modificare il proprio aspetto fisico, anche a costo di assumere sostanza tossiche, palesemente dannose per la salute e il loro benessere psico-fisico”.
Secondo i giudici, anche se la legge antidoping punisce chi assume anabolizzanti e non solo chi li vende, se una persona li prende solo per fini estetici non è ravvisabile l’elemento del profitto.
La Corte di Cassazione ha così ribaltato la sentenza della Corte di Appello dell’Aquila, che aveva considerato come profitto perseguito ”anche la finalità di miglioramento delle proprie prestazioni o aspetto fisico e quindi anche la soddisfazione di un piacere narcisistico”.
Questa tesi, però, per la Cassazione non può essere condivisa, altrimenti si arriverebbe a includere nella nozione di profitto ”ogni circostanza che, senza ledere diritti o interessi altrui, si risolva in una mera lesione della sfera soggettiva dell’agente”.
Quindi ”deve escludersi che il fine di compiere una azione in danno di se stessi, sia pure perseguendo una utilità meramente immaginaria o fantastica (come in questo caso), possa integrare il fine del profitto. Diversamente ragionando si arriverebbe al paradosso di considerare dettata dal fine di profitto anche l’azione di chi si procuri, nel mercato illegale, dei barbiturici allo scopo di suicidarsi”.