ROMA – Un rischio doppio di mortalità per le donne che hanno una gravidanza oltre i 35 anni, e tre volte maggiore tra le donne sottoposte al cesareo. Non è vero che l’Italia ha il tasso di mortalità materna legata al parto più basso al mondo. Se si uniscono infatti i dati dei certificati di morte Istat con quelli delle schede di dimissione ospedaliere, non si ha più un valore di 4 morti ogni 100mila nati vivi, ma di 11,8 morti, più elevato rispetto alla media dell’Europa occidentale che è di 7-8.
Questo quanto emerge da uno studio condotto dal Reparto salute della donna e dell’età evolutiva del Cnesps-Iss (Istituto superiore sanità), pubblicato sul rapporto “Istisan”. Dall’indagine, che ha raccolto i dati dal 2000 al 2007 di Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia (anche se quelli della Campania sono stati scartati per criticità nel registro di mortalità regionale) è emerso che la mortalità materna è 3 volte più alta in Sicilia (24,1) rispetto a Toscana ed Emilia Romagna (7,6), che c’è un rischio doppio di mortalità per le donne che hanno una gravidanza oltre i 35 anni, e tre volte maggiore tra le donne sottoposte a taglio cesareo.
In totale, tra il 2000 e il 2007 in queste regioni sono stati registrati 1.001.292 nati vivi e 260 morti materne, con un’età media di 33 anni. Anche il basso livello di istruzione e la cittadinanza non italiana sono risultati associati a un maggior rischio di mortalità materna. Le cause più frequenti sono le emorragie e i disordini ipertensivi in gravidanza in caso di morte diretta (cioè causata da complicazioni legate al parto), e neoplasie, patologie cardiovascolari e suicidi tra le cause indirette (cioè malattie preesistenti o insorte durante la gestazione e da essa aggravate).
