
Coronavirus, le zampe dei cani da lavare e i farmaci russi, giapponesi...marziani (Foto d'archivio Ansa)
ROMA – Coronavirus, le zampe dei cani da lavare una volta che lo si riporta a casa dopo la passeggiata. E’ la migliore sentita, sentita in conferenza stampa della Protezione Civile-Istituto Superiore di Sanità , sentita nella forma di domanda di un giornalista. Domanda ritenuta opportuna, così, tanto per contribuire alla chiacchiera pubblica. Tanto per dare alimento ad una gran fame che gira, quella dell’ansia e dell’angoscia.
Le zampe dei cani da lavare…Il giornalista domanda, poggiando la congruenza e serietà della sua domanda su un consiglio dell’Ordine, un Ordine professionale di cui omettiamo la specifica dizione per solidarietà …con l’Ordine stesso. Domanda se al rientro a casa si debbano lavare le zampe dei cani perché potrebbero essere contaminate, intrise di coronavirus raccolto per strada. L’uomo che sta lì a rispondere per conto dell’Istituto Superiore della Sanità , il medico, a domanda risponde con un espressione del volto chiarissima, ha scritto in faccia un: e che ti devo dire? Dice solo: “le zampe dei cani…”. E non va oltre perché non c’è un oltre da andare. Questa della zampe dei cani da lavare è la migliore di giornata per fare un po’ di casino nella testa della gente. Seguirà vibrata protesta degli animalisti?
Le zampe dei cani da lavare peraltro è prole legittima dell’altra che va tanto: il coronavirus sotto la suola delle scarpe e sulle maniche della giacca o le gambe dei pantaloni. Ammesso e molto, molto non concesso (dai medici) per contrarre coronavirus occorre entrarne a contatto con le mucose (bocca, naso, occhi). Quanto vasta è l’abitudine di annusare, leccare la suola delle scarpe, ciucciare la manica della giacca o le gambe dei pantaloni?
L’altra grande vastissima prateria della chiacchiera è quella dei farmaci. Per un po’ è andato molto il farmaco russo che in Russia c’era, bastava andare in farmacia, e nel resto del mondo no. Profluvio di video via smartphone. In molti, molti, troppi hanno abboccato e abboccano. Il farmaco russo non esiste. Qualcuno ci crede ancora, magari ci crederà per sempre, ma non esiste.
Oltre ai farmaci inesistenti vanno alla grande nella chiacchiera i farmaci che ci sono e che, più o meno miracolosamente, guariscono da coronavirus. Ora è il momento di quello giapponese, appena due giorni fa la star della chiacchiera era il farmaco olandese. Stabili nelle posizioni qualsiasi farmaco anti virus di cui la gente venga a conoscenza tramite giornali o social e il farmaco anti artrite.
Umanissimo il bisogno di cercare, implorare, riconoscere come rivelato il farmaco del miracolo. Umanissima la sordità alla medicina vera che dice: per sapere se qualcosa guarisce o attenua coronavirus occorre tempo per sperimentare, proviamo tutto ma senza illudersi. E invece illudersi è proprio quello di cui si ha bisogno, inestinguibile sete.
