Camilla, la giovane, giovanissima ragazza morta per una inarrestabile e incontenibile trombosi. E quindi, un quindi politico prima ancora che sanitario, la decisione del governo di sostanzialmente non usare più il vaccino AstraZeneca, di mettere questo vaccino sul binario morto della somministrazione solo agli over 60.
E quindi, un quindi obbligato ma non sperimentato, la scelta di vaccinazione eterologa di fatto obbligata per chi aveva fatto la prima dose con AstraZeneca (eterologa, cioè mischiando una dose di vaccino a vettore virale con una successiva dose di vaccino a rna messaggero).
Questa è stata una settimana quella che va da Camilla all’eterologa, alla fine della settimana il piano inclinato sul quale si è cominciato tutti a rotolare ha prodotto un risultato certo: la campagna di vaccinazione in Italia ha rallentato e non di poco.
Settimana su settimana, quella da Camilla all’eterologa su quella precedente, registra un calo delle dosi somministrate su base nazionale pari al 17,6 per cento. In gran parte da attribuire alle dosi di AstraZeneca somministrate (meno 74 per cento). Il resto va in conto alla quota di serenità perduta e dispersa nel vaccinarsi. Nel fine settimana 12/13 giugno rispetto a quello precedente circa 100 mila vaccinazioni al giorno in meno.
Campagna vaccinale rallentata solo per questioni organizzative dicono le Regioni, il tempo di ricalibrare turni, forniture, appuntamenti dopo che AstraZeneca è stato messo fuori gioco per la popolazione sotto i 60 anni. La questioni organizzative ci sono ma c’è anche altro nel rallentare la campagna vaccinale.
Circa tre milioni gli over 60 non ancora vaccinati, molto difficile accettino di essere vaccinati con prima dose AstraZeneca. Tra quei tre milioni molte forme di rifiuto del vaccino, di ogni vaccino. AstraZeneca per loro rafforza e dà alibi al loro rifiuto. Circa 4 milioni di over 60 hanno già ricevuto prima dose di AstraZeneca e devono fare richiamo con medesimo vaccino.
Non c’è pericolo ma non ci sarà serenità e ci sarà chi proverà a sottrarsi alla seconda dose con AstraZeneca, coltivando il dubbio: perché questo vaccino a me e non a chi ha meno anni di me? AstraZeneca vaccino che molto non c’è più ma un po’ c’è ancora induce per progressive stazioni di psicologia di massa rallentamento nel vaccinarsi.
Non è stata sperimentata in quantità sufficienti a stabilire che effetto fa. Probabilmente è priva di rischi. Probabilmente. Ora la vaccinazione eterologa però viene presentata come migliorativa di quella omologa e avviene con enfasi tale da non poter non essere notata. Eterologa immunizza di più! Questo il messaggio.
Che falso non è. Ma neanche del tutto vero. L’efficacia dell’eterologa è sotto sperimentazione. La rinuncia ad AstraZeneca sotto i 60 anni l’ha resa di fatto obbligata, questa al momento la ragione ultima della sua introduzione.
Di Covid quasi non si muore più, vaccinarsi non serve più…
Monta e si diffonde questa equazione: di Covid non si muore quasi più, vaccinarsi non serve più. Complice l’estate, l’attuale bassa circolazione virale, l’appuntamento con il vaccino per le fasce d’età più giovani l’equazione appare buon senso e perfino sana prudenza. Si va delineando una famiglia tipo in cui nonni vaccinati, genitori anche ma genitori e nonni dicono a figli e nipoti che adesso no, forse, se serve, domani.
Comincia ad inclinarsi quando si è rinunciato di fatto a spiegare, convincere, imporre la vaccinazione come atto sanitario valido perché collettivo e non individuale. Si è inclinato ancora quando per democraticissimi motivi si è cercato consenso attraverso vaccinazioni e vaccinazione attraverso consenso.
Si è inclinato per l’incapacità (l’impossibilità?) di offrire alla pubblica opinione la verità della scienza. Scienza che è tale perché cambia, ricerca, trova, verifica, sperimenta e cambia: questa è la scienza. Chiarezza, risposte definitive, certezze non appartengono alla scienza sperimentale, tanto meno alla medicina. Demagogia e debolezza della politica e della comunicazione hanno fin dall’inizio impedito di dire questa verità.
La verità è che senza i vaccini saremmo ad un multiplo dei morti e costretti a vivere e lavorare a massimo rischio contagio, la verità è che questi vaccini. sperimentandoli con la somministrazione di massa, rivelano la grande quantità della loro efficacia e la minima, infinitesimale, quantità di insicurezza. Punto.
Si è preferito e si preferisce raccontare altre “verità” che poco o nulla hanno a che fare con la scienza, tipo quella dei protocolli seguendo i quali ogni attività si svolge “in assoluta sicurezza”. Pubblicità, non necessariamente ingannevole ma pubblicità.
Tutti giù a rotolare sul piano inclinato che nella settimana che va da Camilla all’eterologa si è inclinato verso un’estate in cui ci si vaccina di meno del previsto e del necessario. Il peggio del piano inclinato è che sembra proprio non ci sia nulla di possibile da fare per raddrizzarlo.