ROMA – Rischia di essere una rivoluzione sconfessata in pochi mesi. Già nelle prossime settimane, infatti, potrebbe sparire dalla ricetta del medico l’indicazione del principio attivo al posto della ‘griffe’ di un farmaco. O almeno potrebbe essere cancellato per i medici l’obbligo della nuova prescrizione, in presenza di farmaci equivalenti, introdotta questa estate con la spending review.
A Palazzo Madama attraverso il decreto Sviluppo, diversi senatori stanno tentando di ‘smontare’ la norma trasformando l’obbligo in semplice ”facoltà ”, con emendamenti ‘salva-griffati’ firmati da esponenti di quasi tutti i partiti. Sui farmaci, insomma, dopo la battaglia (vinta) con la spending review, e quella (persa) con il decreto sanità, andrà in scena un nuovo scontro frontale non solo però, tra Parlamento e governo.
Il no secco ai senatori del ministro della Salute è arrivato subito, perché la norma in vigore ”è equilibrata” e non ci sono ragioni ”per non continuare sulla strada della valorizzazione della cultura e della pratica del farmaco equivalente che fa risparmiare i cittadini e l’Ssn”. Ma ci sarà da ricomporre anche una ”posizione collegiale” nel governo, visto che nel frattempo per voce del sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, è arrivato in commissione Industria del Senato il parere favorevole del governo agli emendamenti, anche se con l’ipotesi di una riformulazione.
”Quella del sottosegretario non è l’opinione del governo, perché non ne abbiamo ancora parlato, e comunque non è la mia”, ha chiarito Balduzzi, spiegando che se alla fine l’esecutivo arriverà a condividere la necessità di cambiare la norma si adeguerà ma, ”ho l’ambizione – ha sottolineato – di contribuire a formare l’opinione collegiale del governo”. Uno scoglio superato però non elimina l’altro, visto che in commissione Industria sembra esserci molta determinazione a ”difendere l’industria farmaceutica che investe e crea lavoro” come ha detto il presidente Cesare Cursi, chiarendo che ”il ministro è il ministro, poi c’è il Parlamento”.
Nella ragnatela di posizioni diverse nel governo, tra governo e Parlamento e all’interno degli stessi schieramenti, la mossa dei senatori (per il ministro ”un’iniziativa individuale di singoli”) peraltro mette in difficoltà il Pd, che alla Camera, nell’esame della spending, aveva difeso la norma e che ora si trova con diversi senatori su posizioni contrarie (tra i primi firmatari degli emendamenti Sangalli e Bosone, oltre a diversi componenti della commissione Industria). Tanto che la capogruppo in commissione Sanità, Fiorenza Bassoli, interviene per ribadire che ”come gruppo Pd la nostra posizione sulla prescrizione del principio attivo da parte del medico con le dovute precauzioni come corretta. Nel frattempo a confortare la tesi della maggiore economicità della ‘cultura del farmaco equivalente’ arriva la decisione di Assogenerici, l’associazione dei produttori dei medicinali fuori brevetto, di tagliare i prezzi del 5% nel corso del 2013 ”con un risparmio di 250 milioni per il Servizio sanitario nazionale”. Chi produce ‘griffati’ con brevetto ormai scaduto, ha detto tra l’altro Balduzzi difendendo le sue norme, ”basta che abbassi il prezzo e venderà lo stesso il suo prodotto”.