
ROMA – Farmaci anti-tumori in classe C: pagheranno i malati? La formula dubitativa è d’obbligo e una precisazione si impone: i nuovi costosi farmaci anti cancro per ora restano a carico del Servizio sanitario nazionale. Tuttavia, ed è questo che risulta allarmante per l’Associazione italiana di oncologia medica, due farmaci di nuova generazione “aflibercept” (prodotto da Sanofi-Aventis) e “pertuzumab” (di Roche) sono stati inseriti in fascia Cnn (ovvero una sottospecie di fascia C, cosiddetta “non negoziata”), ma con regime di dispensazione ospedaliera. Cerchiamo di tradurre il gergo con l’aiuto di Vera Martinella della Fondazione Veronesi (suo l’articolo apparso oggi sul Corriere della Sera):
Sono gli ospedali a poter acquistare i prodotti su richiesta specialistica e che i costi sono a totale carico della struttura. I malati da tutto questo sono fortunatamente esclusi, nel senso che continuano a ricevere la terapia prescritta dal loro oncologo come prima, senza doversi preoccupare di chi la paga o la rimborsa e delle procedure tra ospedale, Regione, Servizio sanitario nazionale (Ssn) e Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Per ora. Perché il vero problema che riguarda più che mai i malati è questo: che succede se un ospedale o una Regione decidono, in base al loro budget, di acquistare il costoso nuovo farmaco e il loro vicino, quello che sta a pochi chilometri di distanza, stabilisce invece di non comprarlo?
In attesa che il ministro Beatrice Lorenzin intervenga, bisogna chiarire anche che la nuova disposizione cerca di accelerare l’iter delle trattative (ora troppo lungo) tra lo Stato, attraverso l’Aifa, e i produttori dei farmaci in sede di definizione del prezzo che il Ssn deve pagare su ogni farmaco, proprio per consentire un rapido conferimento delle giuste terapie ai malati in attesa. Va ricordato altresì che, il trattamento costerebbe al paziente, senza il contributo pubblico, mille euro a settimana.
Giampiero Fasola, presidente Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri, sottolinea però come “la notizia lasci interdetti e come si tratti di una violazione dei principi fondanti del nostro Sistema sanitario nazionale, forse l’unico servizio pubblico italiano in grado di competere, in termini di efficacia ed esiti, con quello di altri paesi occidentali avanzati”.
