ROMA – Le persone che soffrono di diabete nel mondo sono oltre 350 milioni, di cui 2 milioni e 970mila diabetici solo in Italia, secondo l’Italian Barometer Report 2012. I più colpiti sono uomini e donne con uno stile di vita sedentario e in sovrappeso. Il rapporto arriva a pochi giorni dal 14 novembre in cui si celebra la Giornata Mondiale del Diabete.
IDENTIKIT DEL MALATO – Sedentario, in sovrappeso e con la licenza media. Questo l’identikit del malato di diabete emerso dal rapporto dell’Italian Barometer Observatory, nasce dall’impegno congiunto dell’Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, dall’Università di Tor Vergata e da Diabete Italia.
La malattia, è il dato che emerge, preferisce i sedentari: 8 persone su 100 che non praticano alcuna attività fisica sono infatti colpite dalla patologia, contro solo l’1% degli sportivi. Anche la bilancia ha il suo ‘peso’. I grandi obesi presentano un rischio di sviluppare il diabete superiore di 60 volte rispetto a chi si mantiene in forma. Inoltre, il titolo di studio svolge un ruolo ‘protettivo’: tra i laureati la diffusione della malattia e’ di 5 volte inferiore, in confronto a chi ha solo la licenza media.
I cittadini del Sud sono i più colpiti: il 7,8% dei lucani e il 7,6% dei calabresi sono diabetici, contro il 2,6% degli abitanti di Bolzano, il 3,4% dei valdostani e dei veneti, il 3,6% dei lombardi. La lotta al diabete ”assorbe il 9% della spesa sanitaria italiana annuale – spiega Renato Lauro, presidente dell’Osservatorio e Rettore dell’ateneo romano – pesando sulle casse statali per 9,22 miliardi di euro, 2.660 per ogni paziente. Anche se si tratta di uno dei dati più bassi d’Europa, rimane comunque una cifra importante. Soprattutto se consideriamo che entro il 2030 i malati aumenteranno del 23%”.
L’arma migliore per combattere la patologia, che uccide ogni anno 27.000 italiani tra i 20 e i 79 anni, rimane la prevenzione, seguire cioè stili di vita adeguati. Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanita’ del Senato, ha spiegato: ”Una dieta bilanciata, l’esercizio fisico e il controllo del peso riducono del 50% il rischio di essere colpiti dal disturbo. In questo modo si possono ottenere grandi risultati anche dal punto di vista economico”.
Agostino Consoli, coordinatore del Report 2012 e Ordinario di Endocrinologia presso l’Università di Chieti, ha detto: “Un trattamento precoce dei principali fattori di rischio come glicemia, ipertensione e colesterolo alto, riduce del 50% il rischio di gravi complicanze e di morte a distanza di 13 anni”.
