
Ilaria Capua (foto Ansa)
ROMA – La veritร ? La veritร รจ che di questo coronavirus noi sappiamo poco, pochissimo.
“Noi questo virus lo conosciamo da poco – spiega la virologa Ilaria Capua al Corriere della Sera – in Italia da metร febbraio quindi sรฌ e no da due mesi. Sono tante, tantissime le cose che non sappiamo e su cui molti si interrogano e purtroppo la scienza ha tempi lunghi, lunghissimi per arrivare alle sue certezze relative”.
“Un mare di incertezza ci avvolge e ci disorienta – continua – Non sappiamo neanche quanto lโinfezione abbia circolato e si sia diffusa in Italia perchรฉ i campionamenti non sono rappresentativi e le procedure non armonizzate. Quindi ogni stima รจ soltanto una stima e come tale intrinsecamente sbagliata. Bisogna solo capire di quanto”.
La scienziata sottolinea perรฒ come “il distanziamento fisico e le misure di igiene personale e pubblica aiutano ad appiattire la curva quindi a ridurre la velocitร del contagio. Ma una curva piรน piatta non significa blocco della diffusione virale, significa riduzione della circolazione virale”.
“E’ chiaro che il virus continuerร a circolare in maniera visibile – ovvero provocando i casi clinici fino a quando non si stabilirร lโimmunitร di gregge, naturale o da vaccinazione”.
“Sappiamo che le persone anziane e con altre comorbiditร sono piรน a rischio di sviluppare una forma grave e morire. Sappiamo – elenca Ilaria Capua – anche che nella stragrande maggior parte dei bambini il passaggio virale รจ asintomatico e che si ammalano solo i bimbi con altre comorbiditร .”
“Non sappiamo ancora – continua – se le donne hanno realmente un rischio inferiore ai coetanei maschi di sviluppare una forma grave della malattia. Da alcuni dati sembrerebbe eclatante da altri meno, ma io mi azzardo a dire che le donne hanno probabilmente un rischio uguale o inferiore di morire o di sviluppare una malattia grave rispetto agli uomini”.
“Quindi il ripopolamento basato almeno sulla paritร di genere avrebbe senso. Sappiamo – aggiunge ancora – che ci sono diversi farmaci e protocolli terapeutici innovativi che ci permettono di affinare la cura, ma non credo proprio che si arriverร in tempi brevi a una commercializzazione nelle farmacie ma piuttosto verranno usati per i pazienti ricoverati”.
“Eppoi – riflette in un altro passaggio – la panacea, il vaccino che di certo non sarร disponibile almeno fino alla fine dellโanno. Non sappiamo nรฉ quanto ce ne sarร nรฉ se poi gli italiani lo utilizzeranno, visti i precedenti. Incertezza sullโincertezza”.
E allora cosa ci aspetta?
“Ci aspetta – spiega la virologa – una riflessione personale, di famiglia e di team di lavoro o di gruppo di svago. Ormai qui non รจ questione di goccioline o mascherine. ร questione di adattare quello che sappiamo sulla prevenzione del Covid-19 alla nostra vita quotidiana per evitare di finire in ospedale noi stessi e fare in modo che non ci finiscano i nostri cari”.
“Perchรฉ lโobiettivo prioritario del Paese deve essere quello di far tornare gli ospedali a regimi gestibili, e di recuperare lโarretrato”.
“Non possiamo permetterci – dice ancora Ilaria Capua -unโaltra catastrofe con le bare nelle palestre e i morti che non si riescono piรน a contare. Per forza di cose dovremo ripensare ai nostri regimi organizzativi ed intrattenitivi. Arriveranno grandi cambiamenti sul fronte lavoro che dobbiamo essere pronti ad accogliere con una mentalitร nuova, diversa”.
“Il vuoto delle strade e delle piazze che ci separa dalle nostre abitudini del passato – conclude – fiorirร di nuove sfide e opportunitร che dovremo cogliere nella assoluta certezza che saremo noi che dovremo adattarci al coronavirus e non il contrario”. (Fonte: Il Corriere della Sera).
