
Inail: Covid infortunio lavoro infermieri no vax. Precedenza senza obbligo: bilancia storta dei diritti-doveri (foto Ansa)
Inail: Covid contratto sul luogo di lavoro è da considerarsi infortunio sul lavoro e come un lavoratore che ha subito infortunio deve essere trattato ai fini previdenziali e contrattuali chi si è ammalato sul luogo di lavoro che si chiama sanità.
Covid infortunio sul lavoro ovviamente e tanto più per medici, infermieri, operatori sanitari. E se uno o più di loro rifiutano vaccino, quindi protezione dal contagio, sempre infortunio sul lavoro è se si ammalano. Sembrava di no, secondo primi sussurri Inail cui la questione era stata posta.
Poi Inail ci ha pensato sopra, ha valutato il mondo iper popolato da leggi, avvocati, sindacati e comitati e ha deciso che era più semplice, costava meno dire che sì: anche l’infermiere in ospedale che rifiuta il vaccino se si ammala ha diritto al trattamento come da infortunio sul lavoro.
Inail: salvato il diritto no vax
La decisione, che certamente saldamente poggerà su decine di piloni e pilastri legali (esattamente come sarebbe accaduto a decisione opposta e contraria) tra le duecentomila circa leggi e disposizioni e regolamenti vigenti, salvaguarda il diritto no vax. Non necessariamente No Vax con la maiuscola.
Si può essere no vax di fatto e anche per caso, non c’è bisogno di essere militante fervente e organizzato contro i vaccini. Si può essere no vax di fatto e magari per caso avendo orecchiato che quel vaccino è meglio di un altro, oppure perché ci si sente immuni per natura e abitudine, oppure perché “mi detto mio cugino che ha letto che…”. In Italia e un po’ ovunque nel mondo c’è il diritto a non vaccinarsi e il non vaccinarsi è cosa più comune del pensare e urlare che il vaccino è veleno e complotto. Chi non vuole non si vaccina e l’Inail si adegua.
Diritto alla precedenza nel vaccinarsi
In Italia e in forma e misure diverse anche altrove c’è un diritto alla precedenza nel vaccinarsi. Diritto che mette in prima fila o fa avanzare nella fila non chi rischia di più se si ammala ma chi svolge attività e funzioni sociali universalmente giudicate essenziali e, anche se non si dice così, più utili. Il settantenne (ma anche l’ottantenne è partito dopo) aspetta senza vaccino che siano vaccinati i medici, gli infermieri, chi lavora nelle Rsa e poi chi insegna e le Forze dell’Ordine.
Al netto dei non pochi imbucati nelle varie e suddette categorie, è comprensibile, giusto e utile che vi sia un diritto alla precedenza calibrato sul criterio della utilità sociale. Criterio che viene prima di quello della probabilità, questa segnata e relativa all’anagrafe, di ammalarsi in forma grave o addirittura letale.
Due diritti, anzi tre. Obblighi e doveri zero
Due diritti: quello a non vaccinarsi e quello ad essere vaccinati prima degli altri. Terzo diritto: quello a trattamento retributivo e di welfare come da infortunio sul lavoro. Obblighi? Doveri? E’ storta questa bilancia dei diritti e doveri. Il diritto per manifesta utilità sociale della attività svolta ad avere per primi il vaccino per essere eticamente sostenibile dovrebbe accompagnarsi all’obbligo di essere vaccinati per svolgere quella attività. Il diritto individuale a non vaccinarsi non dovrebbe estendersi fino a diventare diritto estendibile alla categoria, alla corporazione, alla lobby. Infermieri vaccinati per primi e prima di milioni e milioni di anziani perché infermieri (e altri) devono essere vaccinati per fare il loro lavoro. Appunto, devono.
Libero rifiuto vaccino uguale lettera dimissioni
L’infermiere che rifiuta il vaccino dovrebbe essere rispettato nella sua individuale libertà ma quel rifiuto dovrebbe essere l’equivalente ai fini pratici di una lettera di dimissioni dalla funzione e attività per svolgere la quale ha avuto precedenza al vaccino e che, svolta senza vaccino, costituisce pericolo e danno per la collettività. Diritto e doveri in equilibrio: precedenza nel vaccinarsi in accoppiata con obbligo di vaccinarsi, alle categorie cui viene riconosciuta la prima andrebbe chiesto e se del caso imposto il secondo.
Sarebbe Stato equo, non come usa dire etico nella peggiore accezione. Obbligo di vaccino per le categorie e le attività cui si dà vaccino prima degli altri, obbligo e precedenza entrambi motivati dalle stesse ragioni. E se un singolo vuole non stare all’obbligo, libero di farlo. Ma non mantenendo l’attività che resta accessibile solo ai vaccinati.
Stato etico no, ma ogni individuo uno Stato è peggio…etica
Non per i relativamente pochi soldi che comporta di spesa, ma per l’ulteriore aggravio in termini di default di pubblica etica. Per questo la scelta dell’Inail, che sarà anche formalmente corretta e politicamente correttissima, è ulteriore legnetto storto nella catasta di legni storti della nostra vita pubblica.
Le stesse garanzie inerenti alla condizione di infortunato sul lavoro nascono dalla sacrosanta idea e pratica della responsabilità sociale: ti fai male lavorando e la collettività di te si occupa con le risorse della contribuzione pubblica, il tuo infortunio non è solo spiacevole fatto privato che solo il singolo si piange, è invece danno privato che pubblicamente viene assistito e risarcito. Responsabilità sociale cui si sottrae non l’infermiere che rifiuta di vaccinarsi ma l’infermiere che dopo aver rifiutato di vaccinarsi vuol continuare a fare l’infermiere e/o viene tenuto ancora a fare l’infermiere.
Stato etico che impone obbligo di vaccino non lo si vuole, ma ogni individuo che si fa Stato e impone la sua etica al prossimo, ogni individuo, categoria, corporazione e lobby che stabiliscono pe sé solo diritti e niente doveri è peggio. E le cronache d’Itali non mancano di darci quasi ogni giorno il nostro peggio quotidiano.