REGNO UNITO – Molte persone vivono per anni senza parlare, ascoltare qualcosa o scrivere nella propria lingua madre. Eppure, quando le circostanze lo richiedono, sono perfettamente in grado di recuperarla. Per altri non è così, perché succede che perdono la fluidità e la capacità di comprendere e comunicare nella lingua che hanno appreso appena nati. Il padre del sergente americano Bowe Bergdahl, liberato in cambio di cinque talebani, ha detto che suo figlio ha problemi nel ricordare l’inglese, dopo aver parlato a lungo il pashto, lingua dei suoi rapitori.
Monica Schmid, professoressa di Linguistica presso l’Università dell’Essex (Regno Unito), ha spiegato alla BBC che è molto raro che qualcuno perda completamente la memoria della propria lingua madre, ma non nega allo stesso tempo che si può arrivare a soffrire di una sorta di “usura linguistica”, che porta il soggetto a non ricordare parole difficili e strutture grammaticali complesse di essa.
Una volta passato il periodo della pubertà, spiega Schmid, la lingua dei bambini si è stabilizzata e qualsiasi effetto che questa “usura” ha può essere invertito se la persona torna ad unirsi ad un circolo linguistico dove si parla la sua lingua. Ma questo non vale sempre.
Uno studio francese ha analizzato il caso di alcuni trentenni di origine sudcoreana che sono stati adottati quando erano piccoli da famiglie francesi. È risultato che questi avevano la stessa difficoltà nel riconoscere la lingua coreana di un qualsiasi nativo francese.
Aneta Pavlenko, professoressa dell’università di Temple a Filadelfia, ritiene che quando ci immergiamo nell’apprendimento e nello studio di una seconda lingua, perdiamo la capacità di maneggiare perfettamente la prima, questo perché “le nostre capacità cognitive sono limitate”.
Anche le lesioni celebrali e i traumi emotivi possono avere degli effetti sulla perdita del lingua madre.Per esempio quando gli ebrei tedeschi fuggirono dalla Germania nazista, il fatto di dover ricordare la lingua del loro Paese d’origine rappresentava un trauma.