Pfas. Nella zona di massima esposizione, tracce negli spermatozoi dei giovani (Ansa)
Si chiamano Pfas, nuovi studi ne hanno rilevato la presenza all’interno del liquido seminale di giovani maschi residenti nell’area rossa a massima esposizione a queste sostanze della regione Veneto.
Una zona rossa Pfas. I risultati sono stati presentati al XV Meeting del Gruppo Triveneto di Medicina della riproduzione a Padova, dall’équipe di Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova.
La ricerca – ne sintetizza i risultati l’AdnKronos – ha dimostrato per la prima volta a livello internazionale come circa il 20% dei Pfas presenti nel sangue sia stato poi ritrovato anche nel liquido seminale e in particolare negli spermatozoi.
“Rappresentando pertanto un ulteriore fattore di rischio per la fertilità maschile”.
La validazione a questi risultati è arrivata “pochi mesi dopo da una ricerca internazionale che ha confermato come a una maggiore concentrazione di inquinanti nel sangue corrispondesse anche una maggior quantità nel liquido seminale”, spiegano i ricercatori in una nota.
Ma cosa comporta la presenza di questa sostanze negli spermatozoi? I dati hanno dimostrato il legame dei Pfas sulla membrana cellulare, componente fondamentale per la funzionalità degli spermatozoi.
E che contiene tutti quei recettori e canali imprescindibili per la loro capacità fecondante. Analisi molecolari hanno permesso di evidenziare come queste sostanze riescano a intercalarsi nella membrana stessa.
Dilatandola e aumentandone quindi la fluidità, un parametro indicativo di una minor stabilità della stessa. Questa alterazione comportava l’alterazione di diversi parametri fortemente dipendenti dalla membrana stessa.
Come la respirazione cellulare e la motilità degli spermatozoi, “con conseguente riduzione della capacità fertilizzante”.
I risultati di questo studio aggiungono un ulteriore tassello al più ampio spettro di manifestazioni cliniche associate all’esposizione a Pfas.
La loro presenza sugli spermatozoi diventa però “un ulteriore segnale di allarme, soprattutto qualora uno spermatozoo carico di Pfas dovesse comunque arrivare a fecondare l’ovocita.
O a tecniche di fecondazione in vitro, rappresentando quindi una sorta di cavallo di troia per il futuro embrione”. (fonte AdnKronos)