“Più frutta nelle bibite, e se non piacciono?”: Fanta rischia, Schweppes estinta?

“Più frutta nelle bibite? E se non piacciono”: Fanta rischia, Schweppes estinta?

ROMA – “Le bibite con più frutta potrebbero non piacere“. Le aranciata Fanta e San Pellegrino, scrive Repubblica, potrebbero non avere il sapore che conosciamo oggi in Italia. La rivolta contro il decreto emanato dal ministero della Salute e voluta da Renato Balduzzi parte dalle aziende produttrici di bevande.

Quel 20% minimo di frutta o aromi, stabilito per legge, non va giù ai produttori, ma coglie il plauso della Coldiretti: “Quello che conta è la salute”. E se le aranciate cambieranno solo sapore, bibite come le amare acqua tonica come Schweppes e Kinley o la più dolce Sprite potrebbero anche scomparire.

Scrive Repubblica:

“Nei commi 16 e 16 bis dell’articolo 8 del decreto Balduzzi si impone che, tra otto mesi, due categorie di bibite commercializzate contengano almeno il 20 per cento di frutta. La prima riguarda le bibite “vendute con il nome di uno o più frutti a succo”. Aranciate come Fanta, San Pellegrino, Oransoda, o limonate come Lemonsoda, oltre a varie spume, dovranno essere modificate, probabilmente anche nel sapore, visto che oggi la dose minima di frutta è del 12 per cento.

La seconda categoria ha meno mercato, ma sarà ancora più colpita. Si tratta delle bevande con nome di fantasia “il cui gusto ed aroma fondamentale deriva dal loro contenuto di essenze di agrumi” (quindi niente succo e nessun riferimento alla frutta in etichetta). Tra queste ultime, Sprite e 7Up (che hanno aromi di limone), toniche (Schweppes e Kinley) al limone, aperitivi analcolici, bevande energetiche e acque aromatizzate. In questi casi molto spesso la frutta è presente in quantità assai inferiori al 12 per cento, perché finora non c’erano dosi minime. Portare la dose al 20, dicono i produttori, snaturerebbe il sapore del prodotto. Qualcuno potrebbe non produrle più”.

La Assobibe, associazione dei produttori, si augura che le salutiste norme italiane vengano bloccate dalla commissione europea:

“E comunque – spiega il direttore David Dabiankov – visto il diritto alla libera circolazione delle merci, nessuno può impedire a un’azienda di produrre all’estero e importare in Italia bibite con meno frutta. Ma potranno farlo le realtà più grandi. Moltissimi piccoli imprenditori sono a rischio chiusura. Forse era meglio la tassa sulle bevande dolci ipotizzata tempo fa…”. Dal ministero fanno notare a loro volta che i prodotti con meno frutta eventualmente importati non avranno mercato: alla fine i cittadini sceglieranno quelli in linea con le indicazioni dell’autorità sanitaria, perché più sani.

“Stiamo studiando nuove ricette per la Fanta e sarà difficile arrivare a un prodotto soddisfacente” dice Alessandro Magnoni di Coca Cola Ellenic, che in Italia ha 3.200 dipendenti. “Il consumatore è abituato a un certo gusto. Nel caso della Sprite è però impossibile portare il limone al 20 per cento, diventerebbe imbevibile. Produrre all’estero e poi importare? Per ora non ci vogliamo neanche pensare“.

Se il ministero spera nella “svolta salutista“, la scelta finale resta comunque ai consumatori. Non tutti saranno forse pronti a rinunciare all’amato chinotto Neri o alla propria Schweppes e magari sono già pronti a chiedere una “delega” al ministero. La speranza? Che il caratteristico sapore amaro della bevanda preferita non sia cambiato, o resa imbevibile, e che il 20% di quota minima di frutta possa essere raggiunto con il “classico” spicchio di limone aggiunto direttamente nel bicchiere.

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