MILANO, 23 MAG – Anche se la Corte Costituzionale ha preso una decisione "inusuale", la partita sul divieto di fecondazione eterologa non è chiusa. Anzi, a mente fredda, secondo i giuristi con la scelta di rinviare gli atti ai tribunali che avevano sollevato il quesito di costituzionalita', la Consulta vuole lasciare uno spazio aperto ad un confronto pieno, dando la chance di presentare ulteriori argomenti a sostegno della tesi. Intanto varie associazioni si stanno adoperando per assistere le coppie in nuovi ricorsi.
"E' una decisione inusuale, forse la prima del genere che io ricordi, quella presa ieri dalla Corte Costituzionale – spiega Amedeo Santosuosso, docente di Diritto, Scienza, nuove Tecnologie all'università di Pavia – La Corte avrebbe infatti potuto accogliere o rigettare subito, perche' non era obbligata a seguire la decisione della Grande Camera di Strasburgo".
Tuttavia, se avesse ritenuto "inoppugnabile la decisione della Gran Camera – osserva – avrebbe potuto rigettare subito. Invece il fatto che abbia rimandato puo' essere interpretato in due modi: o vuole prendere tempo o invece vuole dare la chance di un contradditorio pieno, ritiene che sia la possibilita' e lo spazio per integrare e presentare ulteriori argomenti".
"Adesso la partita torna ai giudici e al legislatore – rileva Santuosuosso – e perche' la questione possa essere eventualmente riproposta alla Consulta dai tribunali che ora avevano sollevato il caso, credo che ci vorra' almeno un anno". Su questo fronte l'associazione Luca Coscioni ha gia' fatto sapere di essere pronta a mettere a disposizione la sua struttura ''per l'assistenza giudiziaria delle coppie sterili o a quelle portatrici di malattie trasmissibili – spiega Marco Cappato, tesoriere – per fare ricorso nei tribunali di tutta Italia contro una legge che produce aborti, emigrazione e impedimento alla genitorialita'". L'Associazione Luca Coscioni, prosegue Cappato, e' disponibile a fornire informazioni anche a coloro che decidono di rivolgersi a centri di fecondazione assistita all'estero, "in modo che lo possano fare riducendo al massimo i rischi sanitari ed economici".
Anche l'associazione Hera ribadisce la sua volonta' di continuare la battaglia legale a sostegno delle coppie sterili per modificare la Legge 40, e chiede ''che ci sia nell'immediato una assunzione di responsabilita' del Parlamento Italiano a risolvere positivamente questo problema che affligge migliaia di coppie costrette a rivolgersi in altri paesi europei".