Code di pazienti fuori dalle farmacie e titolari impegnati a fare le ore piccole per cercare di inserire i dati in orario notturno, l’unico nel quale il server riprendeva a funzionare normalmente. Scene che si sono viste soprattutto in Sicilia e Basilicata, regioni dove la ricetta elettronica è partita a spron battuto, senza prima una preliminare fase di sperimentazione, come sta avvenendo altrove. Una situazione esasperante al punto che i titolari di farmacie, attraverso l’associazione di categoria Federfarma, si dicono pronti ad alzare la voce.
“Colleghi disperati perché la gente in coda si lamentava – denuncia Francesco Mangano, presidente di Federfarma Sicilia – ma il rischio è anche del farmacista, che si trova a prescrivere medicinali indicati su un foglio bianco non prestampato né timbrato, che accompagna la ricetta elettronica e può esser facilmente falsificato”. E, per giunta, non è la prima volta che succede. A novembre un tilt aveva bloccato tutto per due giorni, ma i problemi in realtà sono quotidiani. “Decine e decine di falle sono emerse in questi mesi, alcune risolte altre no – aggiunge Mangano – è come se il sistema non reggesse alla mole di lavoro. Ma se è così ora, ci chiediamo cosa dobbiamo aspettarci dal futuro, quando la smaterializzazione sarà diffusa ovunque”.