Sedativo obbligatorio prima delle iniezioni: agli animali sì, ai bambini no

Sedativo obbligatorio prima delle iniezioni: agli animali sì, ai bambini no

ROMA – Sedativo obbligatorio prima delle iniezioni per tutti gli animali cavia. Una pratica che non si fa neanche con i bambini prima di un vaccino o un prelievo del sangue. Il Parlamento ha infatti approvato una legge sulla vivisezione che vieta una serie di sperimentazioni sulle cavie e che non piace ai medici ricercatori. 

La norma recepisce una direttiva europea del 2010 e in quasi 50 pagine regolamenta ogni aspetto dell’uso delle cavie nei laboratori. Il testo di Bruxelles nato dal braccio di ferro fra ricercatori e animalisti, vieta che le procedure sulle cavie siano svolte senza anestesia, fissa gli standard per l’allevamento e chiede che i ricercatori ottengano l’ok di un’autorità competente prima dei test.

Malgrado la direttiva europea l’avesse espressamente vietato, il Parlamento italiano ha però inserito ulteriori vincoli. Tra questi, l’obbligo di somministrare un sedativo per bocca all’animale utilizzato per l’esperimento prima di ogni iniezione o prelievo. La stessa operazione, nota il responsabile dello stabulario del Mario Negri Giuliano Grignaschi, non viene compiuta sui bambini: “Somministrare un analgesico prima di un’iniezione è eccessivo. Non si fa neanche con i bambini. La direttiva Ue è invece molto equilibrata: l’anestesia è obbligatoria quando il dolore della procedura supera quello di una puntura”.

Per Francesca Pasinelli, direttrice generale di Telethon, il testo Ue era un buon compromesso: “Il testo ruota attorno a due presupposti. Che la sperimentazione su un essere vivente sia necessaria prima dell’approvazione di una terapia. E che salvare una vita umana sia più importante che salvare una vita animale”. La legge italiana, oltre all’obbligo del sedativo, ha vietato di allevare nei laboratori, cani, gatti e primati (ma oramai nei laboratori ci sono solo roditori) ed ha proibito gli xenotrapianti (trapianto di organi, tessuti o cellule tra organismi di due specie diverse) e le ricerche sulle tossicodipendenze.

Anche quest’ultimo aspetto preoccupa i ricercatori. Il divieto di xenotrapianto bloccherebbe infatti un’altra tecnica assai usata: il trapianto di un piccolo numero di cellule dei tumori dell’uomo nei roditori. Da una dozzina d’anni, questo è uno dei metodi più usati per testare i trattamenti oncologici innovativi. “Da sola, quella norma, cancella l’intera ricerca sulle nuove terapie contro il cancro. L’Italia si prepari a chiudere il 60% della sua attività in campo oncologico e tutti gli studi sulle staminali” sintetizza Pier Giuseppe Pelicci, che dirige l’oncologia sperimentale allo Ieo di Milano.

“Gli italiani l’anno scorso ci hanno affidato 100 milioni perché li investissimo in lotta ai tumori” spiega Niccolò Contucci, direttore generale dell’Airc. “A chi diamo ora quei fondi? A ricercatori stranieri? La ricerca di base può funzionare con l’informatica e gli studi in vitro. Ma la parte applicativa purtroppo non ha alternative agli animali di laboratorio”.

I ricercatori hanno chiesto al governo di tornare al testo di Bruxelles: “Altrimenti siamo pronti ad avviare una procedura di infrazione di fronte all’Ue” annuncia Roberto Caminiti, neurofisiologo della Sapienza.

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Lorenzo Briotti