Sigaretta elettronica, divieto di fumo “fai da te”: c’è chi tollera e chi no…

Sigaretta elettronica, divieto di fumo “fai da te”: c’è chi tollera e chi no…

ROMA – Per le sigarette elettroniche scattano i divieti “fai da te”. I Comuni ne vietano l’uso negli uffici, non puoi “svapare” in aerei e treni, ma puoi fumarle seduto in ristorante affollato. C’è chi pensa che siano sicure e chi ne chiede una regolamentazione come l’ex ministro della Sanità Renato Balduzzi. L’opinione pubblica e la comunità scientifica si dividono sull’uso della sigaretta elettronica e intanto Vicenza le vieta in Comune, così come già fece Lomazzo.

Il boom delle sigarette elettroniche ha creato solo nel 2012 un giro d’affari di oltre 350 milioni di euro e tante polemiche. In Italia l’unica regola approvata è il divieto di sigarette elettroniche con nicotina per i minorenni, regola fortemente voluta dall’ex ministro Balduzzi. 

E così l‘Italia si ritrova in una giungla di “divieti fai da te”, scrive Vladimiro Polchi su Repubblica:

“Tra i più severi è il comune di Cantù, che con ordinanza ha proibito di fumare elettronico in tutti i locali e uffici pubblici o finalizzati a servizi pubblici. Anche nei negozi dunque,con il paradosso che neppure negli esercizi dove si vendono le sigarette elettroniche si possa fumare e provare così i vari aromi. Più tollerante il comune di Vicenza, che ha imposto il divieto solo dentro i locali del palazzo comunale. A San Benedetto del Tronto invece la “guerra” è limitata alle sigarette elettroniche con nicotina.

In Toscana niente svapate in bar e ristoranti: l’indicazione arriva direttamente dalla Fipe-Confcommercio. In Veneto la sigaretta elettronica è vietata all’interno di tutti i ristoranti: viene trattata come una bionda qualsiasi, in base alla legge antifumo. Le elettroniche hanno vita dura anche sulle carrozze Trenitalia, Italo, Trenord e sui voli Alitalia. Il loro vapore è vietato sulle crociere Costa all’interno di ristoranti e bar e nei tanti Mc Donald’s”.

Insomma c’è chi tollera le “svapate” e chi adotta la linea dura, linea non condivisa da Massimiliano Mancini, presidente di ANaFE (Associazione nazionale fumo elettronico), che a Repubblica spiega:

“Alcune ordinanze rappresentano degli eccessi estendere alla sigaretta elettronica le norme previste dalla legge Sirchia sul fumo passivo, includendo persino i negozi di e-cig che invece devono necessariamente far testare il prodotto, sta creando una giungla normativa, probabilmente spinta anche da qualche lobby molto presente sul territorio e interessata a bloccare la crescita di questo mercato. Tanto più che queste ordinanze tendenzialmente equiparano la sigaretta elettronica a quella tradizionale. Anche noi chiediamo una regolamentazione, ma non si può pensare di estendere le varie norme esistenti contro il fumo alle sigarette elettroniche: limitare lo svapo in certi luoghi potrebbe avere un senso solo nel quadro di una regolamentazione ad hoc, necessaria in quanto la sigaretta elettronica non è fumo perché non uccide e non è un farmaco perché non cura. È un metodo alternativo al fumo e ciò che è sicuro è che fa meno male. E un sistema apposito, se proprio necessario, andrebbe pensato anche per la tassazione”.

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