
Sogni, ne facciamo sempre meno. Ecco perché

MILANO – Non solo dormiamo sempre meno, ma sogniamo anche sempre meno. E questo ha delle ripercussioni sulla nostra salute, sia fisica sia mentale. Tanto che questo fenomeno è stato identificato come una vera e propria sindrome: la sindrome da sonno insufficiente.
Il rischio maggiore di questa perdita di sonno è dato dalla mancanza di fase Rem, quella fase in cui facciamo i sogni più vividi e che serve per consolidare la memoria. Chi dorme poco o comunque con un sonno troppo leggero per arrivare in fase Rem può arrivare a soffrire di irritabilità, scarsa capacità di concentrazione, affaticamento e persino depressione, oltre ad un aumento delle risposte infiammatorie dell’organismo e della sensibilità al dolore fisico.
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“Il sonno Rem è di vitale importanza, sia per l’apprendimento, sia per la creatività, e contribuisce in vario modo a promuovere una mente sana”, sottolinea il New Scientist. Il sonno Rem, infatti serve a consolidare la memoria e a regolare il tono dell’umore.
Ma al giorno d’oggi sono sempre di più gli ostacoli a questa forma di sonno. Sicuramente chi soffre di insonnia ha difficoltà ad arrivare alla fase Rem, ma anche chi si cura con alcuni sonniferi, come le benzodiazepine, pensa di dormire, ma in realtà il suo è prevalentemente un sonno non Rem.
Anche l’alcol danneggia la qualità e la quantità del sonno: deprime il sistema nervoso centrale, riducendo il tempo di addormentarsi, ma appena viene metabolizzato stimola un’impennata di tipo adrenergico che distrugge il sonno Rem. Un’azione simile è svolta dalla cannabis e dalla nicotina, scrive il Corriere della Sera.
Infine, anche quando non si soffre di insonnia e si ha il tempo per dormire alcune cattive abitudini possono peggiorare la qualità del sonno: per esempio quella tanto diffusa di compulsare cellulari, tablet o pc prima di andare a dormire. Anche in questo modo, indirettamente, si mina non solo la nostra capacità di sognare e riposarci, ma anche la possibilità di prenderci cura di noi.