ROMA – Sarebbero 4 milioni gli italiani “malati” di solitudine. La maggior parte delle persone che soffrono per questo stato d’animo è concentrato nelle grandi metropoli, in particolare Milano. È il risultato di un’indagine demoscopica presentata da Telefono amico Italia, “Gli italiani, il disagio e la solitudine”, curata dal sociologo e presidente di AstraRicerche Enrico Finzi con il contributo di Nokia.
A sentirsi soli sono soprattutto i manager (il 7% in più rispetto allo scorso anno), visti con sempre maggiore ostilità da parte dei dipendenti soprattutto a causa della crisi economica, che mina i rapporti umani instauratisi fra capo e collaboratori in ambito lavorativo.
Anche il continuo ricorso ad una comunicazione mediata da strumenti prettamente tecnologici ha contribuito a rendere le relazioni interpersonali più fredde e distanti. A spiegare questa nuova tendenza che vede le figure manageriali sempre più isolate rispetto ai dipendenti è Max Formisano, formatore professionista di manager, che sottolinea come:
“Da sempre i dirigenti di azienda si trovano a dover far fronte a problemi di tipo economico e burocratico, ma oggi, a causa della crisi economica che ha costretto molti ad apportare riduzioni di spese e del personale, a tutto questo si somma un sentimento di ostilità e diffidenza da parte dei collaboratori nei suoi confronti, come se fosse una sorta di nemico più che un alleato”.
Come reagire a questa situazione polarizzata fra capo e collaboratori? Per Formisano i manager dovrebbero ripartire proprio dal recupero dell’aspetto umano, cercando di motivare e far sentire parte integrante dell’intero sistema chi dirigono. E’ necessario “guadagnare la fiducia dell’interlocutore, in quanto consente di aumentare la velocità dello scambio e diminuirne i costi. Per far sì che l’altro si fidi di noi, dobbiamo rispettare quattro principi: integrità (essere schietti e leali), intento (esplicitare finalità e aspettative) e capacità (mettere in evidenza i punti di forza e gli strumenti in possesso dell’azienda e del collaboratore per raggiungere l’obiettivo finale) e risultati (illustrare quelli raggiunti e prospettare una stima di quelli futuri). L’unica strada efficace che ha un leader è creare responsabilità nei collaboratori, conquistando la loro fiducia e fornendo loro continui stimoli e motivazioni”.
Per quanto riguarda il resto degli italiani, riporta l’agenzia Adnkronos:
“Dal Paese d”o sole, a un Paese di soli“. Questo lo slogan dell’operazione, che punta i riflettori su una condizione ormai “dilagante”.
È così, infatti, che la solitudine viene descritta dal 70% degli intervistati: un campione di 1.001 italiani, rappresentativo dei 49 milioni di adulti distribuiti lungo lo Stivale. Difficoltà materiali come la disoccupazione e la precarietà economica (89%) e abitativa (80%), ma anche psicologiche come la mancanza di qualcuno con cui confidarsi e la solitudine (80%). Questi i principali elementi che fanno scivolare gli italiani nel tunnel del disagio emozionale.
In particolare, un cittadino su 4 ha sperimentato in modo non raro l’esperienza della solitudine, mentre 3,9 milioni si sentono spesso o sempre soli. Un’emergenza di fronte alla quale gli abitanti del Belpaese trovano una risposta personale e sociale nel desiderio di una “società dell’ascolto” (la auspica oltre il 70% del campione): tre italiani su 4 aspirano quindi a vivere in un mondo dove qualcuno sia pronto ad ascoltare senza giudicare.
Le “reti di salvataggio” contro l’isolamento sono per gli italiani gli amici (li cita il 41% del campione) e la famiglia (65%). Anche se il nucleo familiare diventa spesso, parola di intervistati, una possibile fonte di solitudine. Al contrario, soltanto un italiano su 10 in caso di “mal di solitudine” si rivolgerebbe a un terapeuta, e appena il 4% a un sacerdote.