ROMA – Con un decreto ministeriale, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sembra aver messo la parola fine alla lunga e tormentata vicenda Stamina: il provvedimento chiude infatti definitivamente la sperimentazione del protocollo di Davide Vannoni, prendendo atto delle conclusioni del nuovo comitato scientifico che si era espresso negativamente.
Ma il presidente di Stamina Foundation, ideatore del metodo che utilizza cellule staminali mesenchimali per il trattamento di un gran numero di patologie neurologiche, non demorde e annuncia battaglia, affermando che si appellerà nuovamente al Tar.
Il decreto è stato già trasmesso alla Stamina Foundation. Il parere negativo è stato espresso all’unanimità, lo scorso ottobre, dal Comitato scientifico, che ha affermato che nel metodo non sussistono le condizioni per l’avvio di una sperimentazione, ”con particolare riferimento alla sicurezza del paziente”.
Ma Vannoni ribatte:
”Ritorneremo al Tar con i nuovi dati emersi e attenderemo una nuova pronuncia del tribunale. Le conclusioni del comitato sono ridicole perché non c’è alcuna valutazione scientifica e non sono state rispettate le indicazioni date dal Tar stesso, dopo la bocciatura del protocollo da parte del primo comitato, a partire dal doveroso confronto con i biologi di Stamina in merito alla valutazione scientifica del metodo e alle caratteristiche del prodotto cellulare”.
Il Tar, sottolinea ancora Vannoni,
”dovrà dunque pronunciarsi nuovamente decidendo se fare un giudizio di merito, dando conclusione alla vicenda, oppure avviando nuove azioni per obbligare il ministero a seguire la legge Balduzzi, che prevede l’avvio della sperimentazione”.
Quella del nuovo comitato è stata la seconda bocciatura del protocollo Vannoni. Il giudizio negativo del primo Comitato venne appunto fermato dal Tar: a seguito della sentenza del tribunale, che mosse vari rilievi, a partire dalla contestazione di non imparzialità della commissione – il ministero della Salute procedette alla nomina di un secondo gruppo di esperti.
Dopo la pronuncia del primo, le infusioni secondo il metodo Stamina sono però proseguite presso gli Spedali Civili di Brescia, a seguito delle pronunce favorevoli di diversi giudici. Ciò è stato possibile sulla base della cosiddetta legge Balduzzi che stabiliva la prosecuzione del trattamento per quei pazienti che lo avessero già iniziato.
Uno stop agli Spedali Civili di Brescia è però arrivato di fatto lo scorso agosto, con la decisione della magistratura di sequestrare le cellule ed i macchinari per il protocollo Stamina, sulla base della sussistenza di un pericolo per la salute dei pazienti. Il sequestro è stato confermato nelle scorse settimane dal gup di Torino.
Prima del sequestro delle cellule, erano una trentina i pazienti in trattamento a Brescia. Il decreto del ministero “è un aspetto determinante, ma non basta. E’ sicuramente però una decisione molto importante”, ha commentato il direttore generale degli Spedali civili di Brescia, Ezio Belleri. Adesso, ha detto, “dobbiamo capire quale e se ci sarà un prossimo passo del Parlamento e del ministero. Credo che sia necessario un intervento globale che chiarisca la vicenda per evitare che nuovi casi Stamina si verifichino in Italia”.