
ROMA – Ci sono pazienti che guariscono dal tumore nonostante la prognosi negativa e sfidando ogni probabilità di sopravvivenza. Sono i super responder, dei “super-pazienti” che reagiscono alle cure sperimentali contro il cancro in maniera eccezionale quanto inattesa e che sopravvivono al male per molti anni rispetto alle loro prospettive di vita. Ora studiando questi super pazienti, che potrebbero avere delle mutazioni genetiche che li rendono più recettivi all’azione dei farmaci, forse sarà possibile creare delle cure anti cancro più efficaci per il futuro.
Filippo de Braud, direttore del Dipartimento Oncologia Medica all’Istituto Nazionale Tumori di Milano, spiega a Vera Martinella del Corriere della Sera:
“«Per lungo tempo non c’è stato modo di approfondire il perché di queste situazioni straordinarie. La ricerca si è concentrata, specie negli ultimi anni, sull’individuazione di quelle mutazioni genetiche presenti nei tumori che possono essere considerate la causa della malattia e dunque fungere da bersaglio da colpire con nuovi farmaci»”.
Il National Cancer Institute ora lancia un nuovo progetto: raccogliere e studiare almeno 200 trial clinici di super responder per capire quali siano i fattori che li rendono così ben disposti alle cure. Se la risposta fosse in particolari mutazioni genetiche, si potrebbero studiare questi cambiamenti del Dna e vedere se in tali pazienti, anche con altri tipi di tumore, la risposta ai farmaci sia così buona.
De Braud ha poi spiegato che ad un progetto simile lavorano i ricercatori dell’Istituto Gustave Roussy, in Francia:
“«Gli immensi progressi fatti con la tecnologia e le ricerche in campo di biologia genetica dopo il sequenziamento del Dna ci hanno portato a imparare molte più cose sul cancro. Così abbiamo imparato che esistono centinaia di tipi di tumore diversi, che vanno trattati in modo differente. E che bisogna che la ricerca, come sta avvenendo di recente, parta anche dai malati e non solo dai laboratori, come dimostrano i super responder . Se in laboratorio è fondamentale continuare a studiare i meccanismi di farmaci e patologie, bisogna anche osservare e apprendere direttamente da quello che avviene nelle persone. Solo così possiamo trovare risposte efficaci e davvero “personalizzate”, in tempi più rapidi»”.