Poco meno di un anno di vaccinazioni, oltre 84milioni di dosi somministrate e 16 decessi riconducibili al siero anti Covid. Riconducibili, attenzione, non indubbiamente legate. Meno morti di quante, ogni anno, sono imputabili a fulmini o punture d’insetto. Sono i numeri dell’ultimo report dell’Aifa sulla campagna vaccinale.
I numeri, per loro natura, sono freddi. Ma proprio in virtù di questa caratteristica offrono un’immagine scevra da condizionamenti ideologici pro o contro i vaccini. Numeri che dicono che, in Italia, si è cominciato a vaccinare lo scorso 27 dicembre. Da allora sono passati più di 9 mesi in cui sono state inoculate oltre 84milioni di dosi.
In questo lasso di tempo, e con questa mole di somministrazioni, 16 persone sono decedute e la loro morte è “riconducibile” al vaccino. Che tradotto significa che ‘non è certo ma il decesso potrebbe essere conseguenza dell’iniezione’. Se tutte e 16 le vittime sono imputabili al siero, allora il tasso d’incidenza dei decessi è dello 0,2 per milione. Il tasso di mortalità per Covid, in Italia, è intorno al 2,5 per cento. Non per milione, per cento, cioè 25mila ogni milione.
La morte non è però, ovviamente, l’unica reazione avversa e sgradita che un farmaco può dare. Anzi si tratta di un caso estremo, che come la medicina ci ha insegnato, rappresenta e deve rappresentare un’eccezione rarissima perché, altrimenti, il farmaco che la provoca non è evidentemente un buon farmaco.
Circa l’85% di queste riferita a dolori al braccio dove è stata fatta l’iniezione, febbre, astenia e malesseri che comunque non hanno avuto bisogno di interventi medici e ospedalieri. Il restante 15% delle reazioni avverse, cioè 15mila, ha invece avuto bisogno di intervento o ricovero.
Sono i dati contenuti nel nono Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti Covid dell’Aifa che prende in considerazione il periodo compreso tra l’inizio della campagna vaccinale, dicembre 2020, e il 26 settembre di quest’anno. I numeri non sono per definizione pro o contro qualcosa. Per capire cosa significhino vanno messi in
relazione a qualcos’altro che ne dia un parametro dimensionale. Il primo parametro, nel caso del vaccino contro il coronavirus, non può che essere quello del virus stesso. E se di vaccino ne muore 1 ogni 5 milioni, di Covid 1 ogni 40. Cosa sia più pericoloso è evidente. Anche senza scomodare dati sulle ospedalizzazioni evitate ed evitabili o ragionamenti sulla possibile nascita di nuove e più pericolose e magari letali varianti.
Se il vaccino uccide 1 italiano ogni 5 milioni, val la pena tentare di capire se questo è numero grande o piccolo in senso assoluto. Nel 2020, ad esempio, le vittime di incidenti stradali sono state 2.935. Con una fredda e cinica proiezione dei dati dell’Aifa possiamo dire che, dopo 12 mesi di vaccinazioni, le vittime del vaccino difficilmente arriveranno a 20. L’auto, però, si sa essere pericolosa e le tragedie sono all’ordine del giorno, anche se non sempre finiscono sui giornali. In Italia, tanto per dare qualche altro parametro, nell’arco di un anno le persone uccise da
punture d’insetto, e conseguente shock anafilattico, sono circa una quindicina. Tante quante ne muoiono uccise, ogni anno nel nostro Paese, da un fulmine.