
Vaccino anti Covid, in Usa già si pensa a terza dose: "Possibile richiamo dopo 9-12 mesi" (Foto Ansa)
Due dosi di vaccino anti Covid potrebbero non bastare nel lungo termine. Per questo negli Stati Uniti si pensa già all’eventualità di un terzo richiamo a distanza di nove, al massimo 12 mesi, dall’ultima somministrazione.
L’ipotesi è stata illustrata dal capo scientifico della task force anti-Covid della Casa Bianca, David Kessler, secondo il quale si potrebbe pensare a “un richiamo a partire dai soggetti più vulnerabili”.
Al momento la protezione dei vaccini in uso è stimata a circa nove mesi.
Vaccino, Pfizer: “Servirà terza dose”
La possibilità di una terza dose è stata avallata anche dall’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla.
“Uno scenario probabile è che ci sarà bisogno di una terza dose, più o meno tra 6 e 12 mesi”, ha detto alla Cnbc. “Da lì, poi, ci sarà un richiamo annuale. Ma tutto deve essere confermato. E, di nuovo, le varianti avranno un ruolo fondamentale”, ha aggiunto.
L’ipotesi di un richiamo annuale, comunque, deve essere ancora valutata. “E’ estremamente importante eliminare il bacino delle persone che possono essere esposte al virus”.
“Ci sono vaccini come quello contro la poliomielite per cui una dose è sufficiente – ha spiegato – e ci sono quelli contro l’influenza per i quali c’è bisogno di una ogni anno. Il virus Covid assomiglia più a quello dell’influenza”.
Vaccini, Pfizer: “Europa verso la normalità in autunno”
L’Europa potrebbe tornare alla normalità in autunno, ha sostenuto lo stesso Bourla sul Corriere della sera, facendo presente che l’azienda farmaceutica vuole incrementare la produzione, destinando all’Europa 250 milioni di ulteriori dosi.
“Noi stiamo programmando di aumentare drasticamente le forniture di vaccini all’Europa nelle prossime settimane, in questo trimestre consegneremo oltre quattro volte in più che nel primo trimestre: 250 milioni di dosi dopo averne date 62 milioni fino a marzo. E siamo in discussione per fare di più”.
“Certo, c’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto, come si vede dai problemi che hanno altre aziende. Ma io sono ottimista perché finora abbiamo prodotto tantissimo ed è andata bene quasi al 100%”.
Un ritorno alla normalità entro l’autunno per Bourla è possibile: “Credo di sì. Lo vediamo da Israele. Certo Israele è piccolo, con movimenti in entrata e uscita limitati. Ma lì siamo riusciti a dimostrare al mondo che c’è speranza. Quello era il senso dello studio sui dati israeliani”.
In Israele, conclude, “si vedono i veri effetti: quando vaccini gran parte della popolazione, diventa possibile tornare quasi alla vita di prima”. Infine spiega che Pfizer potrà aiutare in caso di ritardi degli altri vaccini: è in grado di produrre “più di tre miliardi di dosi il prossimo anno”.