Nella manovra finanziaria ci sono alcune norme per la liberalizzazione delle professioni, che fanno decadere entro quattro mesi dall’entrata in vigore del decreto tutte le ”restrizioni” attualmente previste, anche per legge: no restrizioni all’accesso e all’esercizio di professioni, sì al principio di libertà di impresa e di garanzia della concorrenza.
Alcune professioni vengono espressamente salvaguardate – dai notai agli avvocati, dai farmacisti agli ingegneri – ma per le altre sembra poterci essere un impatto anche sulla regolamentazione rappresentata dagli ordini professionali.
Se davvero a tutto questo si aggiungesse la proposta di legge delega si andrebbe oltre il cosiddetto decreto legge Bersani, quindi niente esame di Stato e solo un tirocinio di accesso.
In quel caso sarebbero soppresse alcune incompatibilità con altri mestieri, come attività commerciali o giornalista professionista.
“Il Governo, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge, sarebbe delegato ad adottare uno o più decreti, per vietare tariffe fisse o minime, ma anche la possibilità, per gli Ordini, di verificare la corrispondenza di un compenso richiesto al decoro professionale e all’importanza dell’opera (in coerenza con gli orientamenti dell’Authority Antitrust). Inoltre, far sì che gli stessi Ordini non possano vietare la pubblicità agli iscritti per ragioni di dignità e decoro professionale, valutando eventuali anomalie per casi concreti e motivati. E ancora: la possibilità di costituire società professionali di capitali, oltre al fatto di far cadere ogni barriera di incompatibilità tra professionisti e loro esercizio di attività commerciali”, spiega il Sole 24 Ore.