Ad ottenere il risultato è il gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università della California a Riverside, che ha pubblicato l’analisi dei dati ottenuti da decine di telescopi e terrestri e spaziali. Misurare la Luce extragalattica di fondo, ossia la luce emessa dalle stelle che si è andata “accumulando” nell’Universo e che forma una sorta di diffuso “bagliore” o “nebbia”, rappresenta un dato fondamentale per comprendere la storia del cosmo a partire dal Big Bang.
Misurare però in modo diretto questo bagliore, oscurato dalla radiazione emessa dal Sole e dalle altre stelle della Via Lattea, equivale a osservare una debolissima stella osservando il cielo dal centro di una città trafficata e piena di luci. Per aggirare questo problema i ricercatori hanno messo a punto negli ultimi anni una tecnica per osservare la Luce extragalattica di fondo in modo indiretto. Si sono cioè basati sull’attenuazione che la presenza della Luce extragalattica di fondo provoca nell’osservazione di oggetti particolarmente brillanti e lontani che si comportano come fari cosmici, come gli oggetti quasi stellari (quasar) chiamati blazer.
I fotoni emessi da queste fonti possono infatti scontrarsi con i fotoni della Ebl e disperdersi: misurando la differenza tra luce che dovrebbe arrivare e quella che effettivamente arriva, i ricercatori hanno potuto misurare con grande precisione l’entità della Ebl.