Calisto Tanzi non è più Cavaliere di Gran Croce della Repubblica. L’onorificenza più alta che lo Stato italiano riconosca ai suoi cittadini più meritevoli è stata revocata dal presidente Giorgio Napolitano. Il decreto è stato firmato a metà giugno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana.
Alla base della decisione i cinque patteggiamenti e una condanna in secondo grado che l’ex patron Parmalat ha accumulato negli ultimi anni in conseguenza del crac del 2003. L’onorificenza fu concessa nel 2000 quando al Quirinale era Carlo Azeglio Ciampi. Un anno fa circa sui giornali comparve la polemica relativa alla mancata revoca del cavalierato a Tanzi e ad altri illustri poi decaduti per il loro coinvolgimento in inchieste giudiziarie.
La Gran Croce, titolo regolato da una legge del 1951, è concessa a chi porta particolari benefici alla nazione, ma “salve le disposizioni della legge penale, l’insignito che se ne renda indegno” la perde. È questo il caso di Calisto Tanzi che ha finora “collezionato” alcuni patteggiamenti a Parma per le vicende legate al crac della sua multinazionale e una condanna a 10 anni in secondo grado arrivata al processo milanese per aggiotaggio.
Privato del titolo di maggior prestigio, Calisto Tanzi può vantare ancora altre benemerenze. L’ex patron resta infatti Cavaliere del Lavoro, detiene ancora la medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte ed è assegnatario del premio Sant’Ilario che la città di Parma conferisce ai suoi cittadini più illustri.
Questo premio lo accomuna ad altri due parmigiani coinvolti nelle vicende del crac: Luciano Silingardi e Franco Gorreri, rispettivamente consigliere indipendente del Cda Parmalat e tesoriere della multinazionale di Collecchio ai tempi del crac.