Limitare il numero di ingressi, soprattutto nel periodo di luglio e agosto quando è massima la concentrazione di turisti sull’isola. Capri risponde con la suggestione del numero chiuso ai due recenti episodi di cronaca nera che hanno segnato l’estate sull’isola dei vip.
Il 7 agosto una ragazza di 17 anni è stata violentata da un giovane napoletano, ancora in carcere, all’uscita da una discoteca. Il 22 agosto, invece, botte da orbi in una delle piazzette principali dell’isola: protagonisti, ancora una volta, i turisti. Tutto è iniziato con apprezzamenti volgari nei confronti di una ragazza. In un attimo due gruppi contrapposti sono venuti alle mani. Risultato: panico in strada, intervento delle forze dell’ordine e calma riportata a suon di arresti, ben sei.
E ora, nell’isola, infuria il dibattito. Da un lato c’è chi minimizza, rifiuta di pensare a una Capri “cambiata” e liquida il limite agli ingressi come una stupidaggine. Dall’altro, invece, c’è chi non si rassegna a vedere un’isola diversa. Così, per esempio, Cesare De Seta, storico dell’arte e scrittore, scrive al Corriere della Sera: “Non mi piace fare la parte di Matusalemme. Ma la Capri che ricordo era un’altra. Quella di Brigitte Bardot che camminava a piedi nudi con un braccialetto alla caviglia. Ora sta cambiando perché cambia il mondo. E le poche miglia che la separano dalla terraferma, prima sufficienti a renderla diversa, ora non lo sono più. Questa massa di turisti che sbarcano a getto continuo sono al di sopra di ogni possibile contenimento. Soprattutto in questi 40 giorni. Basterebbe limitare l’accesso. Capri deve essere per tutti, ma non per tutti insieme. I traghetti arrivano fino a notte e ripartono all’alba, rendendo più facili le notti brave di ragazzi che esagerano nel bere e negli eccitanti”.