ROMA-Ognuno ha diritto a difendersi ed è libero di scegliere gli argomenti a sua difesa. Ma la difesa di Alessio Lo Bartolo, uno dei carabinieri accusato di aver abusato sessualmente di una detenuta, è, purtroppo un’offesa a tutti noi e, in fondo, anche a se stesso. Interrogato dai magistrati, il carabiniere dice: “Macché ubriaca, la ragazza era lucida e disponibile” quella notte nella caserma del Quadraro a Roma. “Lei ci stava, abbiamo bevuto un po’, ma era assolutamente in grado di comprendere quel che stava succedendo”. Noi non siamo in grado di comprendere se in termini processuali questa difesa possa giovare al carabiniere. Capiamo benissimo però che il carabiniere offende un principio basilare di convivenza civile. Il carabiniere non è accusato di aver rimorchiato una donna di facili costumi in discoteca o in strada. E’ accusato di qualcosa di fondamentalmente diverso. Quella donna era in caserma, era detenuta, non era libera. Compito del carabiniere era custodirla, non verificare se “ci stava”. Una donna, un uomo sotto custodia, arrestati, non possono “starci”. E’ incivile e violento il solo porre la domanda sulla sua “disponibilità”. Questo carabiniere si difende negando la ragione prima per cui lui è carabiniere. Con altra rassegnata dignità hanno agito gli altri due carabinieri accusati: Cosimo Vincenzo Stano non presentandosi all’interrogatorio e Leonardo Pizzarelli preferendo non rispondere. Su di loro deciderà il Tribunale e tutti e tre sono sì accusati ma innocenti fino ad eventuale condanna: questo dice giustamente la legge. Ma uno che dice: “ci stava” di una detenuta quella notte in suo potere, uno così dice la ragione, la dignità e la civiltà che almeno il carabiniere non può farlo più.