Portofino. Il giallo della contessa Agusta. La ex di Raggio accusa lui e il messicano Tirzo

GENOVA – Quale momento migliore per accendere i riflettori su Portofino, quel posto magico a due passi da Genova, il porticciolo, il borgo, le superbarche, il castello, le ville “proibite”? Quale momento migliore della primavera incalzante, delle prime regate che riempiono il borgo di vip, magari non tutti velisti come il Tronchetti Provera o il Carlo Perrone, editore de Il Secolo XIX” o il Della Valle della Fiorentina e delle scarpe Tod’s, che alla barra del timone tutti un po’ se la tirano?

No, non c’è un momento migliore, perchè come la Riviera tutta Portofino in questa fase dell’anno fiorisce in piazzetta e sulle sue riservate calate, alla Gritta dove sorseggi in zattera il primo drink condito salmastro e nei ristoranti dove ti trattano anche un po’ male perchè sono liguri, fino ai mitici Carillon e Covo di Nord Est, i due nights (ma possiamo continuare a chiamarli ancora così?) dove si balla come se fossimo ancora in pieni anni Sessanta.

Che pacchia per questo mondo semidorato, che resiste in nicchia, il colpo di scena del giallo per eccellenza di Portofino, quello che dieci anni fa ha inchiodato tutti intorno alla tragica fine della contessa Francesca Vacca Agusta, la ex superbella precipitata dal suo giardino da favola a Villa Altachiara nel mare scuro di gennaio, in camicia da notte, accappatoio re pantofole, nell’ 8 gennaio del 2001 e ripescata tre settimane dopo, noblesse oblige, in Costa Azzurra, a Tolone, grazie alle correnti del Golfo di Genova.

Tragedia archiviata dopo una delle indagini più frettolose e lacunose della storia giudiziaria, senza neanche un “Porta a Porta” con esperti a dire la loro e rompere le uova nel paniere degli inquirenti. La contessa, erede Agusta con Rocky, figliastro del capostipite Riccardo, è caduta tragicamente da sola in un tardo pomeriggio di una giornata di pioggia, imbottita di psicofarmaci e di wisky, triste per la lontananza dal suo penultimo fidanzato, quel Maurizio Raggio, portofinese doc, che era in Messico a spassarsela con la nuova fiamma, non soddisfatta dal suo ultimo cavalier servente, il messicano Tirzo Charazo, non sufficientemente assistita dalla sua amichetta, la trentacinquenne Susanna Torretta, bellezza locale, e dal personale della villa, camerieri e cameriere polacche.

Una disgrazia. Lei che gioca a nascondino nel bosco per attirare l’attenzione e farsi coccolare, l’erba scivolosa, il muretto scavalcato per perfezionare il gioco e il dirupo che diventa un toboga per la sventurata, volata in mare da trenta metri di altezza, dal bordo di quella Villa Altachiara, perseguitata da una maledizione permanente, che sembra continuare, tanto che nessuno se la compra anche dopo che è stata messa all’asta al modico prezzo di 30 milioni di euro, neppure il Cavaliere e suo figlio Piersilvio, pazzo per il borgo insieme alla sua postvelina Sivia Toffanin.

Soldi, soldi, soldi: il giallo della contessa Augusta e del suo volo in mare con il seguito da supergiallo, con tutti gli ingredienti a posto, tra eredità contese, amanti, cocaina, traffici internazionali di capitali e sfondo molto doc, si riapre di colpo perchè la moglie del protagonista numero uno Maurizio Raggio Rocho Zaldivar, messicana mollata dal furbo marito ha sparato la sua ultima verità in una clamorosa intervista raccolta in Messico dal Secolo XIX: “Ma quale caduta casuale in mare, Francesca è stata spinta da Tirzo, che poi l’ha detto a Maurizio, i due hanno fatto un piano per spartirsi l’immunità di lui e l’eredità per tutti e due e Maurizio l’ha raccontato a me….”

Vendetta di una moglie scaricata e di un figlio conteso, il piccolo Aronne nato dalla storia tra la ex bella Rocho e il portofinese che aveva stregato la contessa? Ripicca e invenzione pura, ora che l’unico a rettificare può essere il superinteressato Maurizio, perchè Tirzo Charazo, il caballero stanco che abbronzatissimo faceva da autista alla bella contessa del tempo che fu, è sparito con un bel pacco di milioni nel continente sudamericano e la leggenda dice che si è sposato e pure che è gravemente ammalato?

Portofino, riaccesa dalla primavera, alza lo sguardo verso villa Altachiara, quella splendida costruzione bianca, con il giardino, la piscina, la scogliera fatale a strapiombo sul mare, lato sud ovest verso il golfo aperto di Genova, grande spazio con le correnti che girano al largo e si chiede: ma quell’inchiesta che sigillò il giallo, facendo arricchire Raggio e un po’ anche Tirzo Charazo, era stata proprio approfondita e la sua chiusura, con timbro della Procura di Chiavari, è una archiviazione a prova di bomba?

Il procuratore capo di Chiavari, Franco Cozzi, un giudice molto abile, ha subito dichiarato: “ Se ci sono novità che vengano a raccontarle a noi e non ai giornali.”. Come dire che sono disposti a riaprire il caso, se esistono gli elementi necessari per revisionare il processo.

Siccome i gialli veri sono sempre perfetti nella loro trama, in quello di Portofino c’è anche la morte di un giudice, anzi di una bellissima giudice, la giovane Margherita Ravera, Pm del caso contessa 10 anni fa, stroncata un anno fa in pochi giorni da un malore fatale (anch’essa vittima della maledizione della villa?).

Era lei che era salita nei giorni della contessa scomparsa alla Villa ed aveva interrogato i protagonisti della vicenda, mentre il corpo di Francesca Agusta sembrava inghiottito per sempre dal mare Ligure. Ed aveva continuato anche quando il corpo era emerso sugli scogli della Costa Azzurra, oltre Nizza, distrutto dall’acqua, mangiato dai pesci, portato laggiù dalle correnti che tirano verso la Francia da Genova, le stesse che nel 1970 della tragica alluvione genovese avevano trasportato i corpi dei morti travolti dalla furia delle acque e portati in mare dai fiumi in piena. Stesso percorso.

Mentre quel corpo navigava – i gendarmi francesi lo avrebbero tirato su, esaminato e aperta una inchiesta penale di cui non si è mai saputo l’esito, altro buco clamoroso nelle indagini – a Portofino era successo di tutto.

Il prode Maurizio, ex amante che la contessa cercava ancora continuamente, era precipitosamente tornato, dopo una telefonata drammatica precedente la denuncia alla polizia della scomparsa, fatta da Tirzo stesso, lasciando la bella Rocho in Messico. Avevano poi trovato l’accappatoio in cui Francesca Agusta era avvolta al momento della caduta o della spinta, che galleggiava sotto gli scogli e Raggio aveva fatto una perfetta sceneggiata, correndo disperato davanti alle telecamere di mezza Italia fino al gommone dei sommozzatori per riconoscere l’indumento e piangere tutte le sue lacrime.

Era la prova che la contessa era morta in mare e non, come qualcuno aveva sostenuto nei primi giorni delle ricerche, che era scappata per fare uno sgarro.

Poi erano spuntati i testamenti, addirittura cinque, che Francesca continuava a scrivere distribuendo le sue cospicue eredità, dalla villa, ai suoi beni finanziari tra i quali la cospicua rendita annuale di 4 milioni di euro che suo cognato Rocky le lasciava dopo un patto di spartizione alla morte del marito, il conte Agusta, al resto di proprietà all’altezza della fama, ai gioielli.

Una volta l’erede era Raggio e la volta dopo diventava Tirzo e le donazioni trovavano diversi destinatari, come in un gioco che la contessa usava in un tira e molla, per tenere sotto scacco i “suoi” uomini. Poi c’erano le intercettazioni, che i carabinieri erano riusciti a fare piazzando microfoni ambientali nella villa e scoprendo i litigi e anche le trame amorose tra i personaggi di quella compagnia di giro che continuava a vivere in quella villa da favola, mentre le indagini scavavano inutilmente alla ricerca di una soluzione.

I carabinieri del Ris, allora comandati dal famoso colonnello Garofalo, salirono più volte sulla scogliera e tentarono l’esperimento della caduta, lanciando un fantoccio dal punto esatto, dietro quel fatale muretto, dove la contessa obnubilata era caduta. Rimbalzava esattamente dove era stato trovato l’accappatoio….. ma non diceva, quella prova, che oggi si chiama incidente probatorio, se c’era stata la spinta. Trovarono una persiana della villa aperta in corrispondenza della parte della casa dalla quale la sciagurata contessa era uscita.

“L’abbiamo aperta perchè siamo subito usciti a cercarla” aveva spiegato la bella Susanna in lacrime, prima di approfittare della notorietà del caso per conquistare una certa visibilità tv, fino alla inevitabile partecipazione a uno dei reality di moda, l’Isola dei famosi.

Alla fine, mentre Raggio e Tirzo litigavano furiosamente per il testamento, pur mantenendo la stessa residenza, ovviamente quella paradisiaca di villa Altachiara, come se fosse casa loro, la Pm Maddalena aveva chiuso il caso: disgrazia.

L’accordo ufficiale tra gli avvocati di Raggio e quelli di Tirzo Charazo era arrivato dopo e aveva seguito anche qualche altro colpo di scena come il fermo alla frontiera svizzera di Maurizio Raggio, che, poverino, a bordo, di una Ferrari, stava portando un una banca d’Oltralpe un bel po’ di capitali. E dopo che la Guardia di Finanza aveva notificato allo stesso una colossale multa fiscale, di diverse decine di milioni di euro, tutt’ora in discussione.

E così sul giallo, che per qualche mese aveva riempito le pagine dei giornali, era scesa una coltre di silenzio.

La ex bella Rocho aveva incominciato a rompere quel muro nel gennaio scorso, quando aveva raccontato ai giornali di avere nascosto i gioielli della contessa in un prato, vicino alla piscina, su istruzione di Maurizio, durante una perquisizione della Guardia di Finanza e il nuovo procuratore capo di Chiavari, Franco Cozzi, aveva aperto un’inchiesta. Poi ecco la botta finale contro Tirzo e Maurizio Raggio, complici nel trasformare un delitto in una disgrazia.

Ma è la ricostruzione di una donna disperata, che il marito ha abbandonato e che teme di perdere anche il figlio. Non è solo una questione di sentimenti e vendette, ma anche di soldi. La questione dell’eredità Agusta, la quota che sarebbe toccata a Francesca dopo la morte di Riccardo, il marito, e tenuto conto del fatto che la parte più cospicua era nelle mani di Rocky il figliastro residente in Sud Africa, è ancora aperta. Un accordo tra Rocky e Francesca prevedeva un vitalizio di 4 milioni all’anno, elargito alla sventurata contessa, ovviamente fino alla morte. Ma quel vitalizio Francesca non lo ha mai visto, perchè quando andò in banca a riscuotere la prima tranche scoprì che qualcuno era già passato. Maurizio Raggio, il giorno dopo girava su una Porche nuova fiammante e Francesca gliela sfregiò.

Ma se è vero che quel vitalizio esisteva, non conveniva a Raggio e Company che la vedova Agusta restasse in vita? Tanto poi i soldi chi li amministrava e chi ne beneficiava, se non quella compagnia di giro, ben rifugiata nella maledetta Villa Altachiara?

Insomma il giallo non è ancora al suo capitolo finale. Troppi misteri e anche troppi soldi in giro.

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Emiliano Condò