ROMA – Svolta nell’omicidio della contessa Alberica Filo Della Torre: durante un secondo interrogatorio con il pm Francesca Loy il filippino Manuel Winston Revel “ha ammesso le proprie responsabilità” ha spiegato Andrea Guidi, uno degli avvocati che difende l’uomo lasciando il carcere di Regina Coeli dove si è svolta l’udienza di convalida.
E’ durato circa un’ora il drammatico interrogatorio, sollecitato dallo stesso indagato, durante il quale è arrivata un’ammissione ”piena” delle sue responsabilità. In una sala colloqui del carcere di Regina Coeli l’ex domestico di alcune famiglie della Roma bene ha raccontato la sua verità, una verità attesa da circa vent’anni. Il pm Francesca Loy e il capo della sezione omicidi del reparto operativo dei carabinieri, Bruno Bellini, che da tre anni lavoravano per cercare di trovare un colpevole nel giallo dell’Olgiata, hanno ascoltato le parole di Winston. Sul perché del gesto, sul movente che lo ha portato prima a colpire la donna con uno zoccolo e poi a strangolarla, l’uomo non ha dato una spiegazione dettagliata. ”Ricordo poco di quel giorno – ha raccontato alla presenza dei suoi legali, gli avvocati Matteo La Marra, Flaminia Caldani e Andrea Guidi – Sono andato alla villa per parlare con la contessa e chiederle di poter tornare a lavorare lì: avevo bisogno di soldi e di un lavoro”.
Nonostante le lacrime e uno stato di forte turbamento emotivo il filippino ha trovato la forza di chiedere ”scusa a tutti gli italiani e ai figli della contessa”. Per lui il ricordo di quella mattina d’estate di venti anni fa era diventato un vero incubo, una persecuzione che lo ha accompagnato per tutti questi anni. ”Quando sentivo parlare della morte della contessa alla televisione, o leggevo articoli sui giornali, venivo preso dall’angoscia”, ha proseguito descrivendo il suo senso di colpa. Un legame, quello con la sua vittima, che lo ha addirittura spinto a chiamare una delle sue figlie con il nome della contessa. Chi era presente durante l’interrogatorio-confessione, assicura che Winston al termine sembrava ”pentito di quanto commesso” e forse, finalmente, sollevato. Così come non era avvenuto nei primi giorni di detenzione trascorsi a pregare e a leggere la Bibbia. In pochi giorni, dopo che gli uomini dei Ris hanno individuato un traccia ematica con il suo Dna sul lenzuolo usato per strangolare la Filo della Torre, Winston ha maturato la decisione di parlare.
Un colpo di scena per certi versi inatteso, giunto solo poche ore dopo l’udienza di convalida del fermo, durante la quale Winston si era avvalso della facoltà di non rispondere. Alle domande del Gip, Francesco Patrone, il domestico ha preferito tacere. Un silenzio che pero’ si è spezzato quando il filippino ha chiesto di poter parlare con gli inquirenti, con quelle persone che del caso Olgiata conoscono ogni dettaglio. Alla luce dell’ammissione di colpa il pm chiederà il giudizio immediato. Una scelta che gli inquirenti utilizzano di fronte ad un’evidenza della prova e che consente di saltare l’udienza preliminare. I difensori del filippino dal canto loro, quasi certamente solleciteranno il processo con il rito abbreviato, che consente all’imputato di beneficiare di un terzo di sconto della pena. E Pietro Mattei, il marito della contessa, che con caparbietà aveva chiesto la riapertura delle indagini, emozionato dice: ”Oggi e’ il giorno della rivincita per me e la mia famiglia”.