Una legge da firmare: l’ergastolo della patente

FIRENZE – Una proposta da firmare per farla diventare legge ed arrivare all”ergastolo della patente”. Fare in modo, insomma, che chi si mette alla guida ubriaco o drogato e uccide subisca un supplemento di pena, e non abbia la possibilità di farlo di nuovo. Idea è semplice e suggestiva: fine pena, mai. Ma non per il colpevole che ha comunque diritto alla riabilitazione e al reinserimento sociale. Si colpisce la “combinazione assassina” alcol-guida, si mette un ulteriore deterrente e si evita a priori che situazione analoga con la stessa persona possa ripetersi in futuro.

L’idea nasce dai familiari di Lorenzo Guarnieri, un ragazzo di 17 anni travolto e ucciso sulle strade Firenze da uno scooterista ubriaco. Da quel giorno è passato esattamente un anno. E oggi, scrive La Nazione, chi l’ha ucciso riavrà la patente. La famiglia ne ha fatto una ragione di vita: Lorenzo non può tornare ma si può impedire che altri facciano la sua stessa fine. Da qui è nata un’idea, il progetto “David” realizzato insieme ad una società di consulenza, che ha messo nero su bianco la proposta di legge. L’idea è piaciuta al sindaco di Firenze Matteo Renzi che ci ha messo sopra la prima delle firme richieste e se n’è fatto sponsor.

Per ora  la proposta  è “solo” un progetto di legge di iniziativa popolare. Lo prevede la Costituzione: servono 50 mila firme e poi la legge “dal basso” può essere trasmessa alla Camere che ne decidono il destino. Dalla politica, però, arrivano segnali di apertura: “Abbiamo preso contatti con la Commissione trasporti della Camera e non escludiamo che possa aprirsi anche un iter Parlamentare” ha detto il sindaco.

L’idea di Renzi e quella della famiglia Guarnieri non si ferma qua: oltre alla patente cancellata a vita la legge prevede l’istituzione di un reato specifico, quello di “omicidio stradale” con una pena più grave per chi lo commette: reclusione tra gli 8 e i 18 anni contro quella tra i 3 e i 10 previsti dalla legge attuale. Non solo: la legge Renzi punta anche sull’arresto in flagranza di reato. Tutto per mettere un limite a quello che succede 0ggi: spesso, chi uccide sulla strada, torna subito a casa in attesa di un processo che arriva a distanza di anni e che più di qualche volta si conclude senza che il colpevole faccia un solo giorno di carcere. Quanto alla patente, prima o poi, torna al legittimo (?) proprietario. Incongruenze della legge su cui Renzi insiste: “E’ assurdo che un ladro colto in flagranza a rubare un portafoglio su un autobus venga arrestato, mentre chi uccide con l’auto ubriaco o drogato, non si faccia neanche un giorno di galera”.

L’invito, a questo punto, è quello di andare sul sito internet www.occhioallastrada.it e perdere cinque minuti per firmare. Non si tratta di fare “terrorismo” per un bicchiere di vino (l’inasprimento non riguarda i semplici controlli con l’etilometro) ma di dare un piccolo contributo a salvare delle vite. Anche perché i numeri sono da brividi:  gli autisti drogati o ubriachi ogni anno sulle strade italiane uccidono 1500 persone e il tutto passa sostanzialmente sotto silenzio. E’ come se ogni anno, in Italia, ci fossero cinque terremoti uguali a quello che ha raso al suolo L’Aquila causando 300 morti. Contano meno delle vite umane ma hanno un senso anche i costi sociali: ogni anno le vittime della strada costano 30 miliardi di euro, una somma che vale due punti di Pil. Ai tempi della crisi non esattamente un’inezia.

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Emiliano Condò