Fini e Montecarlo. Pontone: “Non fissai io il prezzo. Tulliani? Mai conosciuto”

ROMA — Fabrizio Roncone ha intervistato, per il Corriere della Sera, il senatore Francesco Pontone. Pontone, nella qualità di segretario amministrativo di An, firmò l’atto di vendita dell’appartamento di Montecarlo a una società off-shore, dietro la quale, come proprietario occulto o come semplice amico del misterioso proprietario ci sarebbe Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, compagna di Gianfranco Fini, presidente della Camera.

La chiave dell’intervista è nelle ultime righe dell’articolo, scritte tra parentesi come una nota interpretativa: Pontone, “avvocato, 83 anni, lo studio a Napoli e una vita nel Msi, poi con An” è sempre stato “dirigente rigoroso, tesoriere severo”. Forse per questo, “parlando di quella casa a Montecarlo venduta a un prezzo tanto basso, il senatore Francesco Pontone evita sempre di ricordare che a Montecarlo arrivò in autobus, sotto un cielo livido di pioggia e vento, e che per ripararsi fu costretto ad acquistare un ombrello griffato e costoso, da maledire insieme al negoziante, «perché i soldi del partito— diceva— sono sacri»”.

C’è un momento di imbarazzo quando l’intervistatore ricorda che a settembre 2009, quando scoppiò il caso, Pontone negò di avere firmato l’atto.

Ora Pontone dice: “Io mica l’ho mai negato, questo”, ma Roncone ricorda: “Lei però negò questa circostanza”. E il senatore: “Sul  serio? Mah, non ricordo…” .

Il giornalista dice che “ora comunque il governo di Santa Lucia sostiene che quella società appartiene a Giancarlo Tulliani, il cognato di Gianfranco Fini”.

E Pontone”Non sapevo nulla. Anzi, le dico di più: non avevo la più pallida idea di chi fosse questo Tulliani”» .

Fini non le disse niente? “Oh Signore… : è inutile rivangare. Lasciamo stare, è meglio”.

Insiste il Corriere: no, non lasciamo stare. Risposta: “Iio firmai la vendita dell’appartamento, avevo solo l’ordine di firmare. Andai lì, trovai il notaio e due emissari della Printemps. Feci il mio lavoro. Poi, chi ci fosse dietro quei due emissari, francamente, non lo sapevo e non lo so”» .

Ricorda il giornalista che “la Procura di Roma ha stabilito che l’appartamento di Montecarlo, venduto a 300 mila euro, in realtà ne valeva 819 mila”.

Risposta: “Non lo decisi mica io, il prezzo dell’appartamento. Io non avevo alcun potere di fare simili valutazioni”

Chi aveva questo potere? Fini? “Abbia pazienza… Noi di An non eravamo un’agenzia immobiliare. Avevamo un patrimonio da gestire. E quello facevamo. Punto. Quella vendita, infatti, fu un caso eccezionale: vendemmo solo quell’appartamento” .

Dicono che lei sia molto arrabbiato con Fini. “Le rinnovo la mia richiesta: mi lasci stare…”.

Fini, in un video, promise che se la casa di Montecarlo fosse sul serio stata di proprietà del cognato, si sarebbe dimesso. “Fu lui a fare questa promessa, no? Beh, chieda a lui se, nel caso, ha intenzione di mantenerla…” .

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Marco Benedetto