Fisica, la particella di Dio si rivela più piccola del previsto

Il Cern di Ginevra

E’ più piccola del previsto la celebre ”particella di Dio”, il bosone di Higgs grazie al quale esiste la massa. Trovarla sarà ancora più difficile, ma sono più agguerriti che mai i due gruppi che da tempo stanno gareggiando: quello del più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, e quello dell’acceleratore americano Tevatron, del Fermilab.

Proprio i fisici del Fermilab hanno annunciato oggi a Parigi, i nuovi ”indizi” sul bosone di Higgs, nella Conferenza Internazionale sulla Fisica delle Alte Energie (Ichep): finora si riteneva che la finestra nella quale andare a cercare la celebre particella fosse abbastanza ampia, compresa tra 114 e 185 miliardi di elettronvolt (GeV), ma adesso gli esperimenti del Fermilab dimostrano che la finestra è molto più stretta, compresa com’è fra 158 e 175 GeV.

Per Dennis Kovar, responsabile delle ricerche sulle alte energie del Dipartimento della Difesa degli Usa, quello presentato oggi è comunque un risultato senza precedenti. ”Grazie alle straordinarie prestazioni del Tevatron, gli esperimenti Cdf e DZero, che hanno collaborazioni in tutto il mondo, stanno producendo risultati entusiasmanti e stanno facendo immensi progressi nella ricerca della particella di Higgs”.

Per il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Umberto Dosselli, ”la gara è ancora aperta”. Alla sfida, infatti, l’Lhc risponde, come sempre, con calma: ”La macchina sta andando molto bene e stiamo lavorando in modo continuo e sicuro”, ha detto il responsabile dell’acceleratore, Steve Meyer.

Procedere a piccoli passi, estremamente prudenti ma continui, ha proseguito, è indispensabile considerando l’enorme potenza del super-acceleratore: basti pensare che se le particelle prodotte dall’Lhc venissero concentrate in un unico fascio, riuscirebbero a fondere una lastra di rame da mezza tonnellata. ”Non vogliamo che questa energia, mal direzionata, possa rovinare i rivelatori”, ha aggiunto Meyer.

Come previsto, la grande macchina sta riscoprendo i ”vecchi amici della fisica”, come ha detto il direttore generale del Cern, Rolf Heuer, riferendosi alle particelle che l’acceleratore sta vedendo in questo periodo, come le Zeta zero la cui scoperta ha valso il Nobel a Carlo Rubbia. Tutto questo, ha detto Heuer, ”dimostra che gli esperimenti stanno funzionando bene e stanno preparando la fisica ad entrare in nuovi territori”.

A presentare i risultati sono stati i responsabili degli esperimenti ed è stata una giornata nella quale la fisica italiana ha avuto un ruolo di primo piano. Sono infatti italiani i coordinatori internazionali dei due maggiori esperimento dell’acceleratore: Fabiola Gianotti, coordinatrice di Atlas, e Guido Tonelli, a capo del Cms. ”Vuol dire – ha osservato Dosselli – che la fisica italiana è molto ben piazzata in questo settore e quello che accade oggi fotografa gli investimenti fatti in passato: bisogna continuare in questa direzione”.

Published by
Maria Elena Perrero